Fra Radio-Televisione e donne c’ è un rapporto antico e importante, fatto anche di complicità.
Radio e televisione infatti hanno sempre prestato molta attenzione alle donne e loro sono state spesso la parte più fedele e recettiva del pubblico.
E dunque chi possiede o governa i grandi mezzi di comunicazione ha la possibilità di influenzare profondamente le donne.
E nel corso dei decenni sono stati proposti modelli diversi: l’angelo del focolare, l’autrice di misfatti, la giovane carina e poco vestita dalla presenza solo ornamentale.
Quei modelli però erano quasi sempre segnati da subalternità e stereotipi.
IL 13 FEBBRAIO ABBIAMO DETTO BASTA!
Basta ai corpi e ai sentimenti esibiti sotto lo sguardo scrutatore delle telecamere.
Basta a ruoli che non ci corrispondono, non ci rappresentano.
E oggi siamo tornate in questa piazza per dire qualcosa in più
per dire a tutti: è il momento di spezzare il vincolo di subalternità che ci ha legato alla radio e alla Tv.
Per dire a noi stesse: non saremo più complici di un racconto altrui. Quel racconto vogliamo farlo noi.
Lo diciamo soprattutto al servizio pubblico che langue e non trova più chi lo difenda.
Troppi i compiti cui è venuto meno nel passato.
E oggi non sa porsi come guida in un mondo, quello della comunicazione, che negli ultimi 10 anni si è ampliato e profondamente ristrutturato.
Un mondo dove si fa più acuto il bisogno di unire. Occorre infatti riequilibrare e integrare fratture e differenze: donne-uomini, nord-sud, antichi-nuovi cittadini, giovani-anziani, chi ha-chi non ha.
Al servizio pubblico, a quella parte della comunicazione di massa che continuerà a parlare in italiano e che deve essere fabbricata in Italia, chiediamo di azzerare tutto e ripartire.
Al servizio pubblico chiediamo di dare inizio a una nuova avventura, un’avventura nel segno delle donne.
Compia un nuovo miracolo italiano: regali al Paese anche i sogni che non sa più dire a stesso.
Giochi a tutto campo in tutti i settori della comunicazione.
Riporti nella Tv quello che la Tv ha sottratto alle donne: il racconto della vita e la trasmissione del senso comune alle generazioni future.
Promuova una cultura nuova, che veda le donne centrali tanto quanto gli uomini con le vite vere, i desideri, i progetti degli uni e delle altre.
Per essere, insieme agli uomini, occhi che guardano, voci che narrano gli straordinari cambiamenti che il nostro tempo ci riserva: società che si fanno via via multicolori e ricche di tradizioni l’una diversa dall’altra.
Insomma al Servizio Pubblico che in passato ha saputo dare una lingua agli italiani, diciamo oggi: contribuisca a dare compimento alla Costituzione facendo dell’Italia una comunità di donne e uomini, capace anche di integrare chi viene in questa terra in cerca di futuro.
E naturalmente tutto ciò non potrà essere se non in un sistema della comunicazione finalmente regolato e libero da tutele.