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Ultimi giorni per chiedere la Dote di conciliazione per donne e imprese lombarde. Scade, infatti, il prossimo 31 dicembre il bando per accedere al Piano di conciliazione che prevede un supporto concreto alle donne e alle imprese al fine di promuovere e dare strumenti concreti per la conciliazione tra i tempi della vita familiare con quelli del lavoro.
Il contributo si articola in due proposte: alla persona e alle imprese. La “Dote conciliazione – servizi alla persona” è un rimborso delle spese effettivamente sostenute dalle donne per i servizi del proprio Comune di residenza o domicilio accreditati degli enti inseriti nella filiera o autorizzati (asili nido, baby parking, ecc).
La “Dote conciliazione – servizi per le imprese” è un premio – una tantum – rivolto alle Piccole e Medie Imprese che notificano l’assunzione di madri con figli fino a 5 anni di età, escluse dal mercato del lavoro o in condizioni di precarietà lavorativa. Un’iniziativa concreta per aumentare il tasso di occupazione femminile.
Dalla recente indagine “Conciliazione e lavoro”, realizzata dall”Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, che ha coinvolto circa 400 imprese lombarde, emerge, infatti, che le donne chiedono asili nido e baby sitter per lavorare di più e fino a 67 anni e rinunciare così a fare le nonne. E se ci fosse un ticket sociale, vale a dire un contributo per servizi sociali e famigliari venendo così incontro alle esigenze di conciliazione, i lombardi lo vorrebbero impiegare per il welfare dedicato alla cura dei figli (oltre il 60%), più che a una badante (4,7%).
E di ticket sociale e di conciliazione si è parlato lo scorso 28 ottobre in occasione della presentazione dello studio di fattibilità “Ticket di conciliazione e Welfare aziendale: una strategia possibile per la sostenibilità”, promosso dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con Formaper, Confindustria Monza e Brianza, Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza e assessorato alle Politiche Giovanili e Pari Opportunità del Comune di Monza. Soprattutto in vista dell’innalzamento dell’età pensionabile. Anche se, la conciliazione tra casa e lavoro è già oggi difficile: rispetto alla media europea dell’occupazione femminile (58,2%), l’Italia è penultima (46,1%), appena prima di Malta, fanalino di coda della classifica (con 39,3%).
Stereotipi e pregiudizi, poi, non agevolano. Per circa il 10% delle imprese in Lombardia la donna che lavora e che “tiene famiglia” è meno produttiva. Solo il 16,3% degli imprenditori crede che non ci siano ripercussioni sulla resa lavorativa, mentre a venire incontro alle lavoratrici, attraverso politiche di conciliazione, sono le imprese lombarde che scelgono di concedere il part-time (32,6%) o di garantire maggiore flessibilità in termini di orario (35,3%).
Il ticket di conciliazione, ossia un voucher da destinare ai servizi di cura e assistenza alla persona, dalla baby sitter alla badante, passando per la colf tuttofare, potrebbe essere un valido aiuto.
“A fronte di una crescente partecipazione della donna al lavoro e a un progressivo prolungamento della sua vita lavorativa – ha dichiarato Pietro Paraboni, consigliere della Camera di commercio di Monza e Brianza – occorre ripensare i modelli organizzativi e culturali della nostra società. L”idea di introdurre un voucher sociale di conciliazione rappresenta una soluzione che incentiva lo sviluppo di una rete di sussidiarietà in grado di tenere insieme in modo innovativo pubblico e privato, soddisfacendo altresì bisogni riconosciuti come meritevoli”.
Il 43,7% dei lombardi utilizzerebbe un ticket per pagare la retta dell”asilo nido, con punte a Bergamo e a Brescia (rispettivamente il 60% e il 58,1%). La baby sitter è invece il servizio che il 19% dei lombardi “acquisterebbe” con il ticket, in particolare a Milano (dove la percentuale raggiunge il 27%). Anche i lavori domestici sono un problema che potrebbe essere gestito dal ticket di conciliazione per il 17,5% dei lombardi, con una colf tuttofare per la cura della casa. A Monza e Brianza il servizio di colf è più richiesto rispetto alla media lombarda (il 24,6% contro 17,5%), anche se la prima necessità resta comunque l”asilo nido (38,6%).
“In Brianza – ha aggiunto Paraboni – assistiamo nell”ultimo anno a un eccezionale incremento delle imprese al femminile, che supera di oltre tre volte la variazione annuale delle imprese femminili in Lombardia e anche l”andamento medio complessivo delle imprese del territorio. Una performance che genera a sua volta occupazione e di cui beneficia l”intero sistema economico”.
Oltre 1 attività su 5 in Lombardia è rosa. Sono ben 172.373 le imprese femminili attive nella regione, e crescono seppur lievemente dello 0,7% in un anno. Monza e Brianza con 12.848 imprese femminili è la provincia lombarda che registra l”aumento più significativo, +2,4% in un anno, contro la crescita media delle imprese in provincia dell”1,1 per cento. Seguono Lecco +1,7%, Varese +1,5% e Bergamo +1,4 per cento. Milano è invece prima per numero di imprese rosa (57.544, il 20,1% del totale delle attive), Brescia è seconda (23.508, 21%) e Bergamo terza (18.295, 21%). Al quarto posto, Monza e Brianza dove è rosa 1 impresa su 5.
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