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Nei suoi lavori si intrecciano magia, ricordi dell”infanzia e colori della terra. Qual è la sua fonte di ispirazione a parte la bellezza di Tuscania?Immagini che si stratificano nella memoria. Da piccola guardavo tanti libri d”arte: Le ore volavano mentre osservavo i volti degli amnti di Chagall, delle madonne di Botticelli, gli inferni di Bosch e i paesaggi fiamminghi. E poi bei libri di Luzzati, di Munari. Erano anni che ricordo ricchi di letture e di studio. Questo l”imprinting, in una casa dove anche la mamma dipingeva la notte,quando dormivamo tutti. Il lavoro di mia madre, Pina Giangreco, mi ha sicuramente formata. È una grande pittrice e una grande disegnatrice. Mio padre, Antonio, è un filosofo,ma scriveva poesie e a pranzo ce le declamava per “limarle”. Aver vissuto in una famiglia così e in una terra ricca di bellezza come la Sicilia, certo aiuta.
Che cosa ci fa un”artista siciliana nelle terre etrusche?
Con mio marito cercavamo un posto dove andare a vivere dopo 12 anni di Milano (allora per chi voleva lavorare con la grafica e l”illustrazione, la Mecca era Milano, ci ho lavorato bene ,è stato bello). Ci siamo guardati intorno, dalle Alpi a Ortigia, e andando su e giù per la penisola la scelta è caduta su Tuscania. 13 anni fa era ancora più bella, più pulita. E in quel periodo inoltre il Teatro Rivellino ospitava progetti di decentramento come Tuscania Teatro. Tuscania viveva una sua primavera e la città era piena di artisti che facevano spettacoli che mai ci si sarebbe potuto permettere in provincia, e si fermavano pure per le residenze. Proposte culturali di qualità a prezzi popolari e a volte anche gratuite. Le nostre figlie ,come molti bambini di Tuscania, hanno fruito di molti Laboratori con artisti molto importanti. L”ultimo fu quello con Virgilio Sieni. Discesa del giovane danzatore nella natura . Un grande lavoro.
Come sceglie i temi su cui lavorare? Ispirazione o mercato?
Sono una illustratrice “stagionata” e non rincorro il mercato. Ma sono combattiva e ho esperienza. Se ho un lavoro che funziona,prima lo faccio e poi lo propongo a un editore. Se all”editore piace lo pubblica. A volte invece è l”editore che mi cerca. E mi cerca perché vuole un mio lavoro. Faccio anche mostre e a volte mi chiedono lavori dei privati. Se lavoro per i periodici, il lavoro è diverso: mi chiamano con una certa fretta e faccio l”illustrazione per la copertina o l”articolo. Ho abbastanza mestiere per non deludere gli art director e non tradire me stessa. A Milano lavoravo solo così, la ricerca individuale ne risentiva. A Tuscania invece ci si concentra, non ci sono distrazioni. La musica mi aiuta ad immaginare dei progetti illustrati che poi realizzo. Il mio libro Le noi (per Lineadaria Editore) è nato ad esempio dall”ascolto di un brano per clarinetto e organetto diatonico dell”amico musicista, Fiore Benigni. Il titolo del brano era il suo. Poi ci ho costruito su tutta una storia e ne è nato anche uno spettacolo teatrale. Anche A pescar canzoni (Sinnos Editrice) è nato da una raccolta di canzoni della tradizione popolare e poi è diventato un libro con un cd,che ho inciso con amici musicisti, Caterina Gonfaloni e Fabio Porroni. Io ero la voce.
Sul tavolo c”è un calendario 2012 fatto con l”Arci: come nasce questo lavoro sull”immigrazione?Il calendario è la punta dell”iceberg del progetto Partir Loin realizzato con Arci Viterbo. Arci Viterbo è una realtà presente sul nostro territorio, con uno standard di offerta culturale molto alto. Arci Solidarietà si occupa di Rifugiati e di progetti di per l”integrazione.Il tema dei migranti è un tema duro,e purtroppo ancora drammaticamente attuale. Come illustratrice lavoravo da tempo a un possibile libro (ancora in cerca di editore). Ne parlai con Marco Trulli il presidente dell”Arci che è anche curatore di mostre di Arte contemporanea ed è nata l”idea della mostra. Volevo inoltre che l”illustrazione,fosse parte integrante della grafica di utilizzo sociale. Con Daniele Capo questo lavoro è stato possibile.
Attualmente proponiamo la mostra in giro in Italia: parla dei migranti di oggi e dei clandestini che eravamo,quando in altre navi o in altri treni, ma anche noi lasciavamo tutto per partire. Partir loin. Spero che anche la mostra prenda una nave sicura per andare lontano.
Perché tante parole della carta stampata nelle sue opere?
Uso la texture delle pagine ingiallite di vecchi libri, riviste ingiallite, vecchi quaderni da musica come fossero colori. Li riciclo sulle mie illustrazioni per dar voce a quel passato. Mi piacciono i caratteri, ho frequentato le tipografie, quando ancora c”erano le linotype,ho adoperato i caratteri mobili e ho fatto l”Isia di Urbino: gli addetti ai lavori sanno che è una specie di Hogwarts dei futuri progettisti grafici. Un omaggio alla grafica nelle mie immagini.
Quale il suo rapporto con teatro di figura?Da piccola volevo fare la pupara. Appena ho potuto, ho bussato alla porta di una compagnia di Teatro di Pupi e ho chiesto se me lo facevano fare. Non mi hanno voluto. Allora non sapevo, ma i pupari si tramandano il lavoro tra familiari. Non c”era ancora Cuticchio che aveva aperto agli stage la sua officina. Allora da grande mi sono imbattuta in un “cunto” da un mio libro siciliano (La Bella dalla Stella d” Oro , e Arianna). Doveva essere una lettura scenica… aiutata da una mia amica burattinaia, Saskia Menting, per relizzare un pupazzo,una cosa tira l”altra…ed è diventato uno spettacolo. Ora sono tornata dietro le quinte, con un certo sollievo, ma mi piace molto realizzare scenografie, pupazzi, e mi occupo anche della comunicazione visiva per il Coordinamento del teatro di Figura dell”Alta Tuscia.
Quale è il progetto di Marcella Brancaforte?
Se parliamo di “vivere alla giornata” sono contenta così. Ho una vita interiore molto ricca, leggo molto,lavoro molto,immagino molto e metto molto di questo nei disegni e nei libri che scrivo e illustro. Sostanzialmente, mi piacerebbe avere degli interlocutori validi e maggiori prospettive, per potere realizzare delle progettualità condivise che riguardano la comunicazione. Sono tempi difficili, ma le idee sono buone e c”è molto lavoro di ottima qualità. Anche qui a Viterbo. Mi piacerebbe che si trovassero più interlocutori per finanziare decentemente il nostro Festival LbrImmaginari (http://librimmaginari.blogspot.com )
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