23 febbraio, tanti passi insieme contro le dimissioni in bianco.
Antefatto.
Eravamo alla fine degli anni ’80, le commesse di un outlet della provincia di Firenze raccontano, in anonimato che, all’avvio del contratto, hanno dovuto firmare una lettera dove era scritto il loro autolicenziamento. Ingresso e cacciata. Le lettere rimanevano ben custodite dall’ imprenditore che era stato molto aiutato dagli enti locali per aprire il luccicante magazzino. Il lavoro è “merce” rara e dunque per esso si fanno molti compromessi. Quello della firma è uno è una barbarie: fa leva sul fatto che nel lavoro, anche quando c’è, non siamo uguali chi lo offre e chi lo prende.
Il fatto.
Scrivendo una bella pagina parlamentare, innanzitutto, per mano femminile, si ottiene una legge semplice che previene il ricatto della firma in bianco che tanto angustia la vita di lavoratrici e lavoratori: lavorano in soggezione, sono “autodimissionati” per gravidanza, malattia, esercizio di diritti sindacali, quando decadono le agevolazioni pubbliche alle imprese che assumono a tempo indeterminato. L’uovo di Colombo, per neutralizzare l’arroganza delle aziende, è quello dell’uso di un modulo numerato e a scadenza per tutti i tipi di dimissioni, scaricabile dalla rete. Basta un solo clik liberatorio delle firme già apposte.
Il controfatto
Cade il Governo Prodi, il Senatore Sacconi diventa Ministro del lavoro e, come l’aveva giurata durante la discussione al Senato, abroga come per primo atto la Legge 188/2007…si usano i numeri per codificare le idee nelle leggi, dietro la loro apparente neutralità ci può essere la vessazione o il suo contrario. Noi pensiamo che la politica, dentro e fuori le aule parlamentari, debba provvedere a cancellare ogni ingiustizia. Con coerenza e reinvenzione.
Reazione.
Dopo la cancella sprezzante e autoritaria del Governo, non ci siamo arrese. E’cominciata una lunga battaglia per riavere questa legge, nel frattempo, diventata la legge di tante e tanti, non solo della sinistra allora in Parlamento. Si é coalizzata una forza sociale unitaria che vuole riconquistare un pezzo di dignità nei luoghi di lavoro, che si prenderà un minuto di riposo solo dopo che avrà ottenuto una soluzione efficace alla piaga delle dimissioni in bianco. Ora c’è un appello unitario “188 donne per la 188”, l’avvio di un percorso di una lotta, a partire dal 23 febbraio prima giornata di mobilitazione nazionale, in cui delegazioni di donne consegneranno alle Prefetture di tutta Italia una lettera inviata al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, alla Ministra Elsa Fornero, alle parlamentari di Camera e Senato con la quale viene richiesto un intervento legislativo urgente ed efficace con i contenuti della legge”188/2007”.
E poi viva la fantasia!
Non manca e nemmeno la tenacia.