La guerra per la libertà non è stata cosa da uomini: e non furono neppure solo le madri, le sorelle, le fidanzate, le mogli, le figlie. Non furono solo le portaordini in bicicletta.
Quest’anno il 25 Aprile sia dedicato alle donne: alle partigiane che combatterono per la libertà, per la democrazia, per la pace. E per il lavoro. Alle donne che oggi riappaiono in vecchie foto stropicciate mentre si abbracciano e ridono – arma in spalla – attraversando vittoriose le città. Alle storie delle donne partigiane che faticosamente riaffiorano dalla Storia comune di un popolo che combatteva per il suo futuro. Per il suo avvenire.
E’ stato il web – le donne sul web – a imporre questo 25 Aprile delle partigiane: il passa-parola sui social network per un omaggio corale, un puzzle di foto che si moltiplica da una pagina all’altra con le immagini di queste nostre Madri della libertà. Potrebbe essere altrimenti oggi, che il Paese si interroga su chi potrà rinnovare la nostra democrazia, e persino il presidente Napolitano, e persino Don Gallo, guardano alle donne, e alla loro voglia di farsi protagoniste?
Oggi che c’è di nuovo un avvenire da conquistare, da ricostruire, la Festa della Liberazione ha ripreso un significato che va ben oltre il ricordo, la commemorazione. Una Festa di riscatto possibile: perché libertà e democrazia non sono conquista per sempre. Non c’è libertà, non c’è eguaglianza, se non c’è il lavoro. E questo 25 aprile delle donne è, una volta ancora, la festa di chi lotta. La Festa di chi non è mai indifferente.