‘Ogni giorno, ogni santo giorno della settimana, ogniqualvolta mi accingo a scorrere un quotidiano, resto sorpresa da come la nostra lingua venga regolarmente martirizzata. E allora ho pensato di fare un gioco/provocazione: scambiare al femminile tutte le cariche declinate al maschile, e vedere l”effetto che fa. Soprattutto a chi usa insistentemente una lingua sessista (e non sessuata, cioè declinata al femminile), uomo o donna che sia.
Il gioco inizia da qui, una giornata qualunque, prime pagine dei maggiori quotidiani di oggi. La Stampa: “La presidente Napolitano: sto con i minatori del Sulcis”. “Passera: patto per l”Italia”, intervista alla ministra. Dall”Avvenire: “Bagnasco, famiglia e lavoro prioritari, la presidente della Cei lancia un appello da Genova”. Sole24ore: “Merkel: l”Italia ce la farà senza scudo, pieno sostegno di Berlino alla premier italiana”. Domanda: non ci fa almeno sorridere leggere di Bagnasco, Napolitano e tutti gli altri, risolti al femminile? Ma continuando nel giochino, coniamo ex novo dal Corriere della Sera, sempre di oggi: “Errori nei test per insegnanti. I nomi di chi li ha preparati pubblicati online dalla ministra”. Dalla ministra? E ancora, da Repubblica: “La presidente Bce: alla Germania serve l”euro”, dove la presidente sarebbe Mario Draghi (speriamo che non ci legga..). Infine: “Sulla legge elettorale aumentano le distanze. Ma la presidente del Senato, Schifani si dice fiduciosa sull”accordo”. Confessiamolo: la presidente Schifani fa davvero ridere.
Ecco, questo è ciò che ci tocca leggere tutti i giorni su riviste, giornali, pubblicità, lettere del condominio, della banca, della posta. Donne che lavorano e smazzano, ma che vengono nominate e appellate come se fossero uomini. Il ministro Paola Severino, l”avvocato Giulia Bongiorno, lo scienziato Margherita Hack. Vorremmo tanto ridere, in realtà l”effetto è proprio il contrario. Perché la questione parte solo marginalmente dalle ministre, dalle avvocate, dalle notaie ma arriva subito al cuore del problema. E cioè, all”uso di un linguaggio spesso violento dei mass media che ci cuciono addosso un”immagine secondo stereotipi che sempre più spesso ci sviliscono, ci umiliano, ci denigrano. Un esempio lampante? Gli articoli di cronaca nera dove le vittime, magari stuprate dal marito o dal cognato, vengono dipinte quasi come artefici di quanto loro accaduto. Insomma, lo confessiamo: ci piacerebbe un uso più rispettoso della lingua in riferimento a noi donne, una lingua che ci restituisse visibilità e attenzioni invece di mistificazione e oblio. Senza cliché né preconcetti. E mi viene in mente l”ultima campagna di Bnl letta ieri in metropolitana: due teste, una donna e un uomo. Progetti per il futuro. Nella testa di lei si legge: vorrei una cucina nuova. In quella di lui: vorrei un master per mio figlio.
Concludiamo con una chicca. Una lettera, scritta da un cittadino. 1 agosto 2012, Corriere della Sera. “Gentile Ministra” – il cittadino scrive proprio così: chi gliel”avrà insegnato? – purtroppo debbo confessarlo: la mia è una famiglia di evasori. Anzi, peggio: di parassiti che sfruttano il welfare pubblico da Lei rappresentato per ingrassarsi sulle spalle degli altri. Chi lo dice? Lo dice l’Inps, che mi ha cercato per comunicarmi che vuole indietro gli assegni familiari per il 2008/2009…”. E la Gentile Ministra – incredibile ma vero – gli ha risposto: “Buongiorno, manderò la sua mail, anche spiritosa, all”Inps per avere chiarimenti. Un cordiale saluto, Elsa Fornero”. Parola di ministra che non vuole farsi chiamare “la” Fornero. ‘