‘Ribadirlo con forza, sui giornali, in tv, a scuola: le donne non devono essere più uccise perché libere e padrone della loro vita, né in Italia né altrove. Per questo occorrono azioni forti, congiunte, perché il prossimo 25 novembre – Giornata contro la violenza maschile sulle donne – non sia ancora una volta una ricorrenza rituale. La prima azione, che si può e si deve fare subito, è chiedere un incontro urgentissimo al nostro presidente del Consiglio, Mario Monti. L”altra, contestuale, è procedere ad una revisione immediata del Piano Nazionale contro la Violenza, stilato due anni fa, che niente o quasi ha contribuito contro questa che ormai ha i contorni di una vera e propria mattanza.
Due punti fermi, racchiusi all”interno di un documento fittissimo di altre iniziative e proposte che numerose associazioni di donne e realtà nazionali della società civile hanno presentato alla Casa Internazionale delle Donne sotto il nome di Convenzione contro la violenza maschile sulle donne – femminicidio che da oggi, e fino al 25 novembre, vuole accendere i riflettori sulla delicata questione. La Convenzione è anche un appello oltreché una piattaforma politica: può essere diffusa e distribuita per far conoscere capillarmente i termini di questo dramma infinito, ma anche firmata e sottoscritta inviando una mail all”indirizzo convenzioneantiviolenza@gmail.com
I dati, quei pochi che ci sono, sono allarmanti: ad oggi e per mano di uomini, perlopiù mariti, conviventi, ex fidanzati, sono state uccise 103 donne. “Ma nessuno vi potrà dire con certezza quante siano effettivamente le vittime del femminicidio in Italia – ha affermato Vittoria Tola, responsabile nazionale dell”Unione donne italiane – perché non esiste né una banca né una raccolta sistematica dei dati sulla violenza contro le donne. Non ce li hanno le forze dell”ordine, i pronto soccorso, i servizi sociosanitari, i centri anti-violenza. Un fatto gravissimo. Senza queste cifre certe, come si può intervenire, prevenire e predisporre piani finanziari di intervento? Anche su questo vogliamo che il governo si impegni”.
Un impegno che si può concretizzare da subito: il consiglio dei Ministri – chiedono le aderenti al coordinamento No More! che sponsorizza la Convenzione – dovrebbe dedicare al problema una seduta speciale. Non solo per dare un efficace contributo al dibattito in corso – il 70% di tutti i femminicidi in Europa si consumano all”interno di relazioni parentali – ma soprattutto per mettere in campo politiche necessarie per affrontare la vertenza. E nell”esercizio delle proprie funzioni, ogni ministra e ogni ministro dovrebbero dire a chiare lettere come intendono dar seguito ai propri propositi.
“La lotta alla violenza di genere deve avere le stesse caratteristiche della lotta alla mafia – ha sottolineato l”avvocata penalista Teresa Manente, qui in veste di rappresentante di D.i.Re Donne in rete contro la violenza – perché paura, minacce, ricatti, attentati alla persona, uccisioni, sono identici. La questione tocca anche la Pas, un”aberrazione del nostro stato di diritto. Possibile che in presenza di un genitore violento questa assurda invenzione cui hanno dato un altrettanto assurdo nome, Sindrome da alienazione parentale, permette proprio a quel genitore di poter tenere ed accudire la figlia o il figlio in barba a qualunque buonsenso? Il caso del bambino di Padova prelevato a forza dalla polizia mentre era a scuola, dovrebbe insegnarci qualcosa”.
Un”attenzione particolare nella Convenzione è data all”informazione “che spesso disinforma invece che aiutare a comprendere cosa succede” ha spiegato Luisa Betti, giornalista, della rete Giulia (giornaliste unite libere autonome) -. Perché il femminicidio non è un semplice fatto di cronaca e chi scrive deve avere l”esatta percezione del suo ruolo e del suo compito. E dunque, sarebbe opportuno che non ripetesse anche sulla stampa stereotipi di genere e linguaggi violenti o addirittura giustificativi degli omicidi. Come non capire che stiamo dando un”attenuante al femminicida che ha ammazzato la propria compagna se sul titolo scriviamo Raptus di gelosia? Quello ha ucciso una donna in quanto tale. Che forse voleva tornare ad essere libera, o che non voleva subire più le sue botte e le sue aggressioni. Per questo ci rivolgiamo soprattutto alle direttrici e ai direttori di giornali: vigilate su che cosa esce sui vostri media e soprattutto, in che modo”.
“Ormai le convivenze sono il doppio dei matrimoni e questo non aiuta perché i diritti delle figlie e dei figli nati fuori dalle unioni istituzionalizzate sono ancora sensibilmente lesi”, ha reso noto Paola Lattes, vice presidente di Telefono Rosa -. E tutto questo è reso più difficile dal fatto che esistono troppi organi giudiziari chiamati a dirimere le questioni tra coniugi, conviventi e quant”altro. Per questo chiediamo che le competenze siano riunite in un unico luogo fisico nell”ambito della stessa città, provincia o regione”.
Insomma, alle parole devono corrispondere i fatti, chiedono le numerose associazioni che aderiscono alla Convenzione (tra cui la Piattaforma Cedaw, Fondazione Pangea onlus, Giuristi democratici, Differenza donne, La Nove, Arcs-Arci, ActionAid, Befree). Perché la violenza maschile sulle donne non solo “non è una questione privata ma politica” ma soprattutto “non è un fenomeno occasionale ma un”espressione del potere diseguale tra donne e uomini, di cui il femminicidio è l”estrema conseguenza”.
Per altre info sulla Convenzione: http://convenzioneantiviolenzanomore.blogspot.it/p/blog-page.html’