‘Lettera aperta al Ministro dell”Istruzione, dell”Università e della Ricerca Prof. Francesco Profumo. E per conoscenza alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, Prof.a Elsa Fornero
Egregio signor Ministro,
a scrivere è un gruppo di studiose specializzate negli studi umanistici, la maggior parte delle quali docente nella scuola e nell”università. Alcune di noi vivono e insegnano all”estero, altre vi hanno trascorso importanti periodi di formazione professionale. Molte di noi sono precarie, e si apprestano a sostenere la procedura di selezione prevista dal concorso a posti e cattedre, decreto n. 82 del 24 settembre 2012.
Intendiamo riaprire pubblicamente il dibattito intorno a una questione, quella del genere e della sessuazione del sapere, che in molti paesi europei è ormai data come punto di partenza per la pianificazione pedagogica e didattica, ma che non riesce ad essere assunta come elemento centrale all”interno delle istituzioni italiane: il bando riflette le profonde contraddizioni di una società che continua a mettere in atto meccanismi sessisti senza riconoscere le trasformazioni del presente, né le questioni di genere.
Basta scorrere gli elenchi di autori che il candidato dovrebbe innanzitutto conoscere: tra i filosofi, nemmeno una donna; tra gli scrittori, una sola, Elsa Morante; nel programma di storia non c”è alcun accenno alla storia delle donne a alle questioni di genere; tra i fatti notevoli del Novecento non è menzionato il femminismo. Quando si parla di educazione linguistica non c”è nessun riferimento al linguaggio sessuato. Quando si parla di geografia, non c”è nessun accenno al genere come categoria di indagine. Quando nel programma di letteratura italiana si richiede di conoscere i principali orientamenti critici ancora niente donne, ancora nessun riferimento ai gender studies come prospettiva critica di rilievo.
Lo Stato continua a comunicare un”idea di sapere nel quale le donne e la differenza sessuale non trovano posto e la questione della relazione tra uomini e donne non è nemmeno minimamente sfiorata, anzi è del tutto rimossa. Che genere di formazione per le cittadine e i cittadini, quando i programmi sui quali questa si fonda pretendono ancora di presentare la finzione di un sapere neutro, asessuato? In che modo formare giovani cittadine forti e consapevoli, quando tutto il mondo a scuola non parla di loro, non parla a loro?
Allo Stato dunque non interessa che chi insegna sia in grado e voglia spiegare in maniera rigorosa e scientificamente aggiornata i meccanismi che hanno portato, per esempio, ad avere un canone letterario in cui tra trentacinque scrittori elencati solo una donna è stata ritenuta degna di menzione?
Una scuola per l”Europa non può lasciare le questioni di genere ufficialmente fuori dalla porta. La domanda che le poniamo è dunque: non le sembra giunto il momento di smettere di farle entrare dalla porta di servizio?
Firmato: Laboratorio di studi femministi «Anna Rita Simeone», Sguardi sulle differenze, Università di Roma «La Sapienza», http://www.sguardisulledifferenze.org
Prime adesioni:
Società Italiana delle Storiche (SIS),
Società Italiana delle Letterate (SIL),
Associazione degli Italianisti Sezione Didattica (ADI scuola),
Biblioteca Italiana delle Donne, Bologna,
Centro di Women’s Studies “Milly Villa”, Università della Calabria,
Department of Literature, University of California, Santa Cruz (US),
GIO, Osservatorio interuniversitario di Genere, parità e pari opportunità;
Elisabetta Addis, Laura Balbo, Bianca Beccalli, Elena Belotti, Francesca Brezzi, Marina Calloni, Adriana Cavarero, Cristina Comencini, Marina D”Amelia, Simona Forti, Paola Gaiotti de Biase, Emma Giammattei, Olivia Guaraldo, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Marina Piazza, Simonetta Piccone Stella, Lidia Ravera, Annalisa Rosselli, Maria Serena Sapegno, Clara Sereni, Chiara Valentini.
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