‘Ieri i giornali hanno dato una brutta notizia: è morta l”architetto Gae Aulenti. Chi non conoscesse il soggetto defunto avrebbe potuto pensare ad un refuso, con quel participio passato aggettivato al femminile che fa a cazzotti con quel sostantivo al maschile. Anche perché il nome Gae, diminutivo di Gaetana potrebbe essere anche il diminutivo di Gaetano. Insomma, un pasticcio linguistico dissipato immediatamente dalla foto della signora Aulenti, una bella donna dal sesso non certo ma certissimo.
Quindi un refuso di chi avrebbe dovuto dire “è morta l”architetta Gae Aulenti” e invece ha scritto “è morta l”architetto Gae Aulenti”? Manco per niente, la discordanza è voluta perché in Italia i maschi hanno stabilito che le professioni che sono sempre state appannaggio esclusivo loro, debbono essere sempre declinate al maschile anche se ad esercitarle (purtroppo non lo aggiungono ma lo lasciano intendere), per questo deprecabile andazzo moderno, sono delle donne. Per cui si dice architetto e non architetta. avvocato e non avvocata. il presidente e non la presidente. l”ingegnere e non l”ingegnera. il magistrato e non la magistrata. il sindaco e non la sindaca. l”assessore e non l”assessora. il ministro e non la ministra e via di seguito. Sono consentite (dai maschi, ovviamente) al femminile ragioniera, maestra perché queste professioni venivano esercitate dai soggetti femminili anche prima della rivoluzione femminile. Oppure bidella e altri mestieri che sono sempre stati considerati ”squisitamente” femminili. Non sono consentite, perché ridicole o perché in passato attribuite alle mogli del personaggio illustre, desinenze in esse, come presidentessa, ministressa, avvocatessa ecc.
Ricordo quando Letizia Moratti era presidente della Rai. Tutti la chiamavano, il presidente, perché evidentemente era lei che lo voleva. Mi capitò di incontrarla e di farle notare che presidente è un participio presente (colui o colei che presiede) e quindi deve essere declinato al femminile se a presiedere è una donna. Da allora Letizia Moratti fu la presidente della Rai. Però non mi risulta che fosse stata la ministra della Pubblica Istruzione o la sindaca di Milano.
Che ne pensano i vocabolari più illustri? Non li ho consultati tutti però il Treccani, il più grande nel senso di più voluminoso, è per la declinazione al maschile, mentre il De Mauro, evidentemente più moderno e più attento ai cambiamenti, è per la declinazione al femminile. Come pure lo Zingarelli, che è tra i più antichi, ma viene aggiornato ogni anno.
Quindi perché ancora con queste orribili discordanze di stampo e ispirazione maschilista? Ho il sospetto che anche le donne che esercitano queste professioni accettino di buon grado la maschilizzazione delle loro professioni, perlomeno dal punto di vista linguistico, proprio perché una volta arrivate a quelle professioni inibite alle loro mamme e alle loro nonne, si sentono di aver fatto una conquista. maschile. E si sentano un po” maschi anche loro. O sbaglio?
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