Diffamazione: la storia (esemplare) di Amalia | Giulia
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Diffamazione: la storia (esemplare) di Amalia

Collaboratrice del Mattino, il giornale le ha chiesto un "risarcimento" di 52mila euro per una querela: ma non era stata pubblicata rettifica. Di [Daria Lucca]

Diffamazione: la storia (esemplare) di Amalia
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12 Novembre 2012 - 18.10


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(nel video una intervista a Amalia De Simone, direttrice della radio anti-camorra RadioSiani)

Domani il senato sarà alle prese con la discussione e il voto del Ddl che modifica le norme sulla diffamazione. Il testo approvato in commissione elimina il carcere e lo sostituisce con sanzioni pecuniarie (sulla cifra massima ci saranno ancora liti, poiché non tutti i partiti sono della stessa opinione), imponendo regole più severe all’obbligo di rettifica.

In questa prospettiva, è bene conoscere la storia di Amalia De Simone, valente giornalista napoletana, vincitrice di molti premi, fra l’altro direttrice di Radio Siani, per anni collaboratrice de Il Mattino, e che oggi lavora per corriere.it e Rai. Da molti punti di vista, siamo tutte Amalia De Simone.

La storia risale al 2007, quando Amalia (come altri cronisti su altre testate) propone al Mattino la notizia diffusa da un avvocato (omettiamo i nomi perché non sono importanti al fine di questa riflessione) riguardante la confisca di beni immobili a un boss camorrista. Secondo l’avvocato, la confisca sarebbe stata nulla per vizi formali ed errori nella stesura. Il quotidiano di via Chiatamone pubblica con enfasi e titoli marcati. La nullità del provvedimento, invece, non esiste. La sezione del tribunale tirata in ballo (i cui nomi Amalia peraltro aveva evitato di mettere) cita il giornale in giudizio civile per danni da diffamazione a mezzo stampa. Il giornale perde la causa, viene chiamato a pagare.

Qualche mese fa, gli avvocati dell’editore Caltagirone si sono fatti vivi con Amalia, pretendendo che lei partecipasse al danno per una cifra pari al 70 per cento, e cioè 52 mila euro, spese legali comprese. Una cifra, si fa notare da parte di molte di noi, che equivale a migliaia di collaborazioni redazionali, attualmente compensate con qualche euro ciascuna.

Prima di dare la parola alla collega, aggiungiamo che la richiesta di rettifica mandata dai giudici rimase inevasa per molto tempo, finché Amalia non la sollecitò (ha ancora in memoria il pezzo scritto con la data), e fu poi pubblicata con tagli e modifiche.


Amalia, pensi che la pubblicazione seria e immediata della rettifica avrebbe evitato la causa in tribunale?

Non posso dirlo con certezza ma ritengo che ci sarebbero state buone possibilità. Anche la modalità con cui si è svolta la vicenda ha contribuito ad inasprire gli animi: che io sappia chi ha proposto la causa aveva provato a contattare il mattino varie volte non ricevendo mai risposta e sono stata io il giorno stesso in cui ho saputo della richiesta di rettifica a recarmi dal presidente del tribunale a prenderla. Quello stesso giorno ne ho sollecitato la pubblicazione (ho le prove di quello che dico) ma il Mattino ha ritenuto di mandarla in stampa solo alcuni giorni dopo e con un rilievo assolutamente inadeguato.


La sanzione pecuniaria non espone i collaboratori esterni a rischi al limite della rinuncia? Piuttosto che l”alea del risarcimento, meglio evitare di scrivere?

Certamente è un pericolo. Chi fa giornalismo d”inchiesta è ahimé abituato alle querele temerarie (non è il caso della vicenda oggetto del contenzioso con il mattino), che sono un attacco alla libertà di stampa: è chiaro che ad un precario malpagato passerà la voglia di scrivere con la spada di Damocle di possibili richieste risarcitorie. Va ricordato che il precario, in genere, paga di tasca sua anche gli avvocati per difendersi.

Nel tuo caso, si aggiunge un elemento: cӏ una causa di lavoro con il Mattino, che precede la richiesta di denaro da parte del giornale.

Si, è una causa che ho deciso di portare avanti per una questione di dignità e come testimonianza per quanti si trovano o si troveranno nella mia situazione. Ho dato tantissimo a quel giornale e sono stata sfruttata per anni. In ogni caso non rimetterei mai più piede al Mattino, non m”interessa lavorare lì, anzi la sola idea m”infastidisce.

A questo punto, per chi volesse approfondire suggeriamo la lettura della pagina facebook di Amalia e la firma del documento a suo sostegno che trovate in rete.
(http://www.facebook.com/notes/amalia-de-simone/e-stato-davvero-un-ricatto-ecco-comè-veramente-andata-lunedì-al-mattino/10151105178736044)

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