Brividi. Rabbia. Senso d’impotenza. Di nuovo brividi. Voglia di reagire. Farcela insieme. Poi ancora ribrezzo. Stupore. Voglia, tanta, di ribellione.
Sono alcune delle sensazioni e dei sentimenti, pensieri e suggestioni, che attraversano il corpo e la mente mentre si assiste allo spettacolo teatrale “Ferite a morte”, un progetto teatrale [ed anche un libro edito da Rizzoli] ideato da Serena Dandini, con la collaborazione ai testi e alle ricerche di Maura Misiti, ricercatrice del CNR.
Il titolo è eloquente e parla da solo: sono le storie delle donne uccise da un marito, un compagno, un amante o un “ex”, da un maschio di qualsivoglia foggia che uccide una donna in quanto donna. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistite non è affatto casuale.
Il libro messo in scena è una sorta di antologia dei tanti, troppi, esempi di femminicidio: la giovane di seconda generazione uccisa perché non vuole il matrimonio combinato; la donna manager che arriva a guadagnare più del marito; la madre di nuovo incinta che ha messo la cipolla nel sugo, che proprio lui non digerisce; l’adultera lapidata; la prostituta vittima di tratta. Insieme a loro, tutte le altre, in un lungo, ritmato racconto in prima persona: donne diverse per età, classe, cultura, origine, lavoro, ruolo sociale. Ognuna riprende la parola dall’altrove dove si trovano. Un altrove, qualunque esso sia, che prende corpo e sostanza. Soprattutto acquista forza la necessità della memoria, grazie alla scrittura di Serena Dandini: ironica, versatile, a volte grottesca e a tratti surreale. Perché, più che la cronaca, è importante una memoria lucida di questi fatti, capace di scuotere le tante e i tanti che pensano che il femminicidio non sia un problema che li riguardi.
A dare voce alle donne uccise, interpretandone i monologhi, le più importanti attrici italiane ma anche alcune protagoniste della politica e della società civile.
Lo scorso 8 aprile a Roma, nella sala gremita dell’Auditorium, accanto a Dandini sono salite sul palco Sonia Bergamasco, Anna Bonaiuto, Emma Bonino, Margherita Buy, Giorgia Cardaci, Susanna Camusso Federica Cifola, Lella Costa, Concita De Gregorio, Orsetta De Rossi, Piera Degli Esposti, Donatella Finocchiaro, Iaia Forte, Emanuela Grimalda, Loredana Lipperini, Paola Minaccioni, Maura Misiti, Carlotta Natoli, Isabella Ragonese, Alba Rohrwacher, Fiorenza Sarzanini e Paola Cortellesi ha partecipato con un contributo video. Si sono alternate nella lettura e, fra l’una e l’altra, un’ottima selezione musicale ha permesso di riprendere fiato, quando l’ascolto diventa disagio e quando le parole arrivano dritte come un pugno nello stomaco.
È l’effetto voluto dall’iniziativa, nel manifesto promotore si legge: “un’occasione per riflessione, un tentativo di coinvolgere con una tournée nazionale l’opinione pubblica, i media e le istituzioni, creando nei vari luoghi occasioni di dibattito e discussione. La drammaturgia è sempre servita ad attirare l’attenzione e a catalizzare le forze, ci piacerebbe tentare e lanciare il cuore oltre l’ostacolo”.
Tentativo perfettamente riuscito e, anche se la sala era piena soprattutto di donne, le promotrici sperano “anzi siamo sicure che gli uomini saranno con noi, perché solo insieme potremmo sanare questa ferita”. Il tour è già passato per le grandi città, sarebbe importante che fossero coinvolte anche le scuole per far capire alle donne e agli uomini di domani che questi omicidi non avvengono per un raptus, per il gesto isolato di qualche folle, perché tutti siamo responsabili del silenzio che cala sul moltissime di queste storie, spesso minimizzate e sottovalutate nella cronaca nera dei nostri media.