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Modena.
Sedici anni.
Va a una festa e cinque suoi compagni di scuola la stuprano a turno dopo averla fatta bere.
Non riesco nemmeno ad immaginare una cosa del genere, ma quel dolore me lo sento nella carne.
E nella carne sento una rabbia che non riesco nemmeno ad esprimere leggendo le parole di Carlo Giovanardi, non nuovo ad uscite vergognose, che sputano veleno sulle vittime di violenza che non soddisfano i suoi requisiti “etici”:
“Non voglio entrare nel merito della vicenda che l”Autorità giudiziaria dovrà chiarire in tutti i suoi controversi aspetti. Quello che ritengo insopportabile sono certe dichiarazioni, tra l”indignato e il meravigliato, come se fosse possibile, 364 giorni all”anno, dileggiare ogni regola ed ogni principio educativo, presentando la sessualità come uno dei tanti beni di consumo, e poi scandalizzarsi se i ragazzi non si rendono neppure conto dell”inaudita gravità di certi comportamenti.Se si sgancia la sessualità da un rapporto di amore e di rispetto reciproco svalutandola a livello di semplice divertimento, non ci si può illudere di risolvere il problema attraverso la repressione penale”.
Capito?
Per Giovanardi il punto cruciale è che la sessualità viene sganciata “da un rapporto di amore e di rispetto reciproco”.
Il problema per lui non sono cinque ragazzi che fanno ubriacare una ragazza per poi abusarne. No, per lui il problema è che ci siano persone che fanno sesso “a livello di semplice divertimento”.
E c”è poco da stupirsi se con tutta questa libertà ci scappi una violenza.
Avrebbe potuto approfittarne per parlare di educazione ad una sessualità consapevole, di rispetto, di lotta alla violenza di genere.
Invece no.
E la colpa, di nuovo, sembra essere tutta delle donne stuprate, che magari fanno sesso spesso e volentieri, addirittura “slegandolo” da uno stabile rapporto amoroso.
Quante volte abbiamo sentito dire “guarda quella come va in giro, poi si lamenta se la stuprano”?
Quante volte abbiamo sentito dire “quella se l”è cercata”?
Quanti commenti odiosi siamo costretti ad ascoltare davanti ad ogni gonna corta, ad ogni maglietta scollata, ad ogni donna che rivendica il suo diritto di vivere la propria vita e la propria sessualità come meglio crede?
Dovremmo cominciare tutte e tutti noi a rispondere ogni volta a tono a parole come queste, perché solo così smetteremo di sentire commenti vergognosi come quello di Giovanardi.
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