La conferma è venuta anche dal questionario inviato alle colleghe del Piemonte: la maternità, con tutto quello che ne consegue, è ancora il problema principale con cui fare i conti. Perché se non hai una totale disponibilità, puoi sognarti di far carriera, perché la fatica per conciliare lavoro di cura e professione è troppa se non puoi contare su una normale condivisione con il padre, perché baby sitter e asili nidi sono costosi.
Maternità, un lusso ormai per troppe donne, comprese le giornaliste? Per questo chiedono più sostegni, più aiuti alla maternità. E questo interpella tutti, a cominciare dai nostri istituti, Inpgi e Casagit, e chiama in causa anche il prossimo rinnovo contrattuale e la richiesta di un possibile welfare aziendale come già avviene in diverse aziende di altri settori.
Sul tema si sono dimostrati sensibili i relatori da me coordinati nel corso di aggiornamento professionale del 3 marzo a Torino: Stefano Tallia, giornalista professionista, Segretario Associazione Stampa Subalpina, Mimma Caligaris, del Coordinamento nazionale della CPO-FNSI, Carlo De Blasio, Capo redattore centrale Rai TGR Piemonte, Pier Paolo Luciano, capo della redazione piemontese di Repubblica, Marco Sodano, Digital editor de La Stampa, Marco Bobbio, free lance della Commissione nazionale lavoro autonomo. In particolare gli ultimi due, neo papà di bimbi di pochi mesi, hanno raccontato della loro condivisione della genitorialità e ben disponibili – se si potesse – a usufruire di permessi lunghi di paternità.
Basterebbe a risolvere il problema per le giornaliste madri se tutti i padri li chiedessero? Le soluzioni a questo e ai tanti altri aspetti critici sollevati dalle risposte delle colleghe sono purtroppo apparse lontane, difficili nel corso del dibattito in cui ha preso il sopravvento l’attuale difficile situazione dell’informazione in Italia: pochi giornalisti rispetto alle esigenze redazionali e sempre più obbligati a una molteplicità di compiti, precarietà diffusa (giovani freelance pagati 3 euro ad articolo), giornali che chiudono, scarsi investimenti e problemi con la pubblicità…Una nota positiva: nei TG Rai del Piemonte è passato un vero e proprio decalogo sul corretto linguaggio di genere a cui tutti i giornalisti devono attenersi.
Ma in questa realtà drammatica non possiamo comunque tollerare che sia negata la possibilità di scegliere di essere giornalista e anche madre, di subire discriminazioni dirette o indirette, di essere meno pagate e di avere ostacoli nella carriera. Credo che ci voglia unità di azione tra sindacato, CPO nazionale e sue ramificazioni territoriali per andare oltre la denuncia, per trovare soluzioni vere, concrete.