Due storie di messinscena con furto, verificate, ossia di fonti sicure e dirette. Interessanti per gli automatismi mentali contro i quali da tempo abbiamo lanciato l’allerta ai colleghi giornalisti esortandoli, ad esempio sui casi di femminicidio, a non scrivere: in preda a “raptus” ha ucciso la fidanzata…
Il primo caso, a Milano, in metrò, una settimana fa: in una carrozza affollata uno perde l’equilibrio, cade su una donna che a sua volta fa cadere altri tre o quattro passeggeri. Si sollevano, mi scusi, niente di rotto, mi spiace, intanto le porte si aprono alla fermata e l’uomo e la donna scendono. Più tardi, troppo tardi, uno dei capitombolati si accorge di non avere più il portafogli.
Il secondo caso, a Roma, in via Giulia, nelle ore centrali d’un giorno d’inizio marzo: una donna elegante viene assalita da un uomo elegante che le fa una scenata da marito tradito e in un crescendo di urla le strappa di dosso la pelliccia “Te l’ha regalata il tuo amante” e se ne va di corsa con pelliccia e borsa minacciando “Ti aspetto a casa”. Peccato che la signora non conoscesse l’individuo. Era stata rapinata, ma gli astanti non erano intervenuti perché, si sa, tra moglie e marito non mettere dito…
Lo racconto non solo per informare e mettere in guardia – che può essere utile – , ma soprattutto per sottolineare i guai che provocano certi stereotipi sui rapporti di coppia. Nel primo caso l’incidente è reale, anche se causato apposta e strumentalmente per distrarre le vittime destinate. La tecnica di causare un imprevisto, un’emergenza è infatti antica e serve a far concentrare l’attenzione solo sulla novità dell’evento. Nel secondo caso invece è tutto falso, cioè i due non sono marito e moglie e l’obiettivo del ladro non è distrarre la rapinata, ma far concentrare gli astanti su uno stereotipo (“i panni sporchi si lavano in famiglia”) così dissuadendoli dall’intervenire.