Una donna italiana su quattro non ha figli e nell’ultima generazione di trentenni la percentuale sale vertiginosamente. Anziché indagare sulle cause è partita una ricolpevolizzazione delle donne. Affiancata dalla semplicistica e tutta politica affermazione “accogliamo gli immigrati perché loro sì che fanno figli”. Non è forse doveroso affrontare gli impedimenti sociali, di welfare, di modello familiare, di arretratezza culturale (maschile e non solo)…, e magari provare a rimuoverli? Poi ci sono, a traino o a rimorchio, gli ostacoli psichici: Elena Rosci (autrice dell’indimenticato Mamme acrobate) col suo lavoro clinico ha dimostrato come oggi codice femminile e codice materno fatichino ad integrarsi. Certo, perché negli ultimi quarant’anni c’è stato un cambiamento epocale, per lo meno nella società occidentale “che celebra la nascita ma misconosce il percorso generativo”, che ha condotto la maternità ad essere “un’opportunità e non più un destino” (scrive la psicoanalista Silvia Vegetti Finzi). Per fortuna. Prototipo di ogni attesa, la generazione ci ricorda (Freud dixit) come “l’individuo conduca una doppia vita, come fine a sé stesso e come anello di una catena di cui è strumento: veicolo mortale di una sostanza virtualmente immortale”.
Bene, Giulia attorno a queste domande sempre più urgenti e a partire dalle riflessioni di Vegetti Finzi raccolte nell’ultimo suo saggio L’ospite più atteso ha costruito un corso d’aggiornamento professionale chiamando al tavolo a discuterne sia l’autrice, sia appunto la psicologa Elena Rosci, sia due ginecologi, Walter Costantini presidente del corso di laurea in ostetricia dell’Università degli studi di Milano e Letizia Parolari studiosa dell’infertilità, da sempre impegnati al fianco delle donne.
Lunedì 6 novembre alla Casa della Cultura, “L’impensato della maternità. Diventare madre, la scelta difficile”, dalle 9.30 alle 13.30. Le iscrizioni sono possibili ancora per pochi giorni, sul sito Sigef, cliccando sul bottone giallo Corsi Enti Terzi.