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Tiziana Simula ha fatto soltanto e bene il proprio dovere di giornalista, dando le notizie. E immediatamente su di lei e attorno a lei è partita la perquisizione dei carabinieri, dalla casa alla redazione di Olbia della Nuova Sardegna… Perché? Forse perché si scrive Italia ma si legge Turchia? E’ la domanda che si sono posti i vertici della nostra categoria, Ordine e Sindacato, nel documento “La libertà di stampa non si perquisisce” inviato ai vertici del Paese: il presidente Mattarella, il ministro Andrea Orlando e la procuratrice generale presso la corte d’Appello di Cagliari, Gabriella Pintus.
Una vicenda che è solo l’ultima di una serie di minacce alla libertà di stampa e al diritto a tutelare le fonti che vanno intensificandosi in maniera preoccupante da Milano a Napoli, da Salerno a Torino, tanto da imporre una mobilitazione di tutta la categoria sulle parole d’ordine: No alle querele bavaglio, No alla precarietà del lavoro gioralistico.
L’obiettivo di queste aggressioni – ha detto il segretario Fnsi, Raffaele Lorusso, durante la conferenza stampa immediatamente convocata assieme a Carlo Verna, presidente dell’Ordine – “sembra quello di ridurre gli spazi della libertà di stampa, in un clima che ci avvicina alla Turchia più che all’Europa; tanto che comincio a chiedermi dove stiamo andando e dove siano le differenze, che si vanno attenuando, tra l’Italia e quel Paese, dove è vero che ci sono decine di giornalisti in carcere, ma è anche vero che le perquisizioni sono all’ordine del giorno».
Quale dunque la “colpa” per cui Tiziana Simula è stata iscritta nel registro degli indagati in base all’articolo 326 del Codice Penale e per cui successivamente, nel pomeriggio di martedì 27 marzo, sono stati perquisiti la redazione, l’abitazione, l’autovettura, la cartella, la borsa e la sua stessa persona…? La pubblicazione, il 24 marzo su La Nuova Sardegna, di un articolo di cronaca giudiziaria relativo a due magistrati del tribunale di Tempio Pausania, ultimo d’una serie di servizi con cui il quotidiano sta dando conto d’un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma su presunti reati commessi da magistrati e avvocati del Tribunale della stessa città di Tempio; fra le carte dell’inchiesta ci sarebbe anche l’esposto dell’ex presidente del tribunale, Francesco Mazzaroppi,indagato nell’inchiesta principale, nei confronti dell’ex procuratore di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi.
Da qui la decisione del procuratore facente funzioni della Procura di Tempio Pausania, Andrea Garau, d’iscrivere la collega Tiziana Simula nel registro degli indagati per la presunta violazione dell’articolo 326 del Codice Penale che punisce la rivelazione di segreti d’ufficio commessa da un pubblico ufficiale.
“Imputazione sconcertante, perché ipotizzata nei confronti di una giornalista, e per di più contestata da una Procura della Repubblica che non è neppure la titolare della indagine cui faceva riferimento l’articolo”, avevano subito obiettato Fnsi, Ordine nazionale, Associazione della Stampa Sarda ed Unione cronisti sardi. E Giulia.