È tornato l'odio in rete contro le giornaliste

Sembrava assopito durante i giorni del lockdown, si sta scatenando. Solidarietà alla collega Antonella Napoli, vittima del veleno social per un tweet in memoria di Matteotti. [di Silvia Garambois]

È tornato l'odio in rete contro le giornaliste
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Silvia Garambois Modifica articolo

11 Giugno 2020 - 13.31


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È bastato un tweet per l’anniversario dell’assassinio di Matteotti, stavolta, per scatenare contro la collega Antonella Napoli il linguaggio d’odio dei social. Di nuovo, dopo gli attacchi e le pesanti intimidazioni dei mesi scorsi per il suo lavoro, i suoi reportage, le sue inchieste sull’Africa.

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Sembrava assopito nei tempi del Covid quel veleno, quell’oltraggio continuo, che colpisce soprattutto le donne che hanno ruoli sociali, che si occupano di politica, che sono giornaliste e raccontano la realtà intorno a noi, donne che “si permettono” di testimoniare, indagare, denunciare, i mali del Paese e del mondo.

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C’è senz’altro anche un legame con la rinnovata tensione politica, i social come specchio di quel che avviene nei Palazzi, se solo poche settimane fa abbiamo sentito apostrofare la ministra Azzolina, in Aula, da un deputato, con un linguaggio da trivio: “La credibilità è come la verginità, se si perde non si può più riacquistare”.  Poi ovviamente le scuse, i “non avete capito”, tutto il corollario, mentre già si scatenava la furia social, la miccia era accesa.

Ecco la pubblica denuncia di Antonella Napoli: “Per oltre 12 ore, ieri, sono stata oggetto su Twitter dell’attenzione squadrista dei peggiori seminatori di odio della rete.
Chiunque ha il diritto di ribattere e dissentire dall’opinione di chi la pensa diversamente da lui, che sia giornalista o semplice cittadino. Nessuno più di me ha a cuore l’articolo 21 della Costituzione e la libertà di espressione.
Ma augurare lo stupro o la morte è intollerabile. Non è la prima volta che accade, non sarà l’ultima.
Per questo continuerò a segnalare alla polizia postale, come ho già fatto in passato, chiunque utilizzi toni e parole di odio nei miei confronti.
Grazie a tutti per la solidarietà!”

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Non si può lasciar correre. Alla collega Antonella Napoli la solidarietà delle colleghe di GiULiA giornaliste, ma soprattutto l’impegno a continuare il nostro lavoro contro il linguaggio dell’odio. Insieme a Vox-Osservatorio dei diritti (diretto dalla collega Silvia Brena), portiamo avanti il lavoro di analisi su cosa scatena il linguaggio d’odio sui social contro le giornaliste e i giornalisti, ma soprattutto contro le donne che fanno informazione, e che sarà presentato dopo l’estate. Siamo nella “Rete nazionale per il contrasto ai linguaggi e ai fenomeni d’odio”, insieme ad associazioni, movimenti, dipartimenti universitari. Collaboriamo insieme alle colleghe delle Commissioni pari opportunità del nostro sindacato a un’ulteriore ricerca, internazionale, promossa dall’Università di Bologna.

 

Non basta. Bisogna essere noi per prime attente a rispondere all’odio con la ragione, alle fake news con la correttezza dell’informazione, e a non lasciar sole quante vengono aggredite. Perché il linguaggio d’odio è un veleno che, per chi fa un lavoro delicato come quello dell’informazione, viene riversato per fermare la mano che scrive. Per censurare.  

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