Non può esserci reciprocità né consenso in atti sessuali tra bambine e adulti; quindi gli abusi sessuali di un maestro su alunne che frequentano ancora la scuola primaria devono essere chiamati con il loro nome: stupri di un pedofilo.
L’associazione GiULiA Giornaliste ritiene inaccettabili, oltre che in violazione della Carta di Treviso, titoli come quello uscito nei giorni scorsi sul Corriere Fiorentino: “Massa Carrara, pagava le sue piccole allieve per ‘divertirsi insieme’ e fare sesso: arrestato maestro di una primaria”.
La deontologia giornalistica, che sanziona l’utilizzo di espressioni come “baby squillo”, prevede anche che i minori non vengano ulteriormente vittimizzati nella narrazione dei fatti di cronaca che li coinvolgono. Dovrebbe essere evidente, quindi, che un’espressione come “fare sesso” – che presuppone una consensualità d’intenti tra pari – non possa essere riferita agli abusi sessuali su bambine nemmeno dodicenni da parte di un adulto, per di più nel ruolo di loro educatore.
Segnaliamo il titolo, che veicola un messaggio sbagliato e diseducativo, all’Ordine regionale di competenza affinché valuti il deferimento dei responsabili al Consiglio di disciplina territoriale.