Un centro antiviolenza a Cagliari che accoglie anche soggettività queer | Giulia
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Un centro antiviolenza a Cagliari che accoglie anche soggettività queer

Nasce a Cagliari un Centro Antiviolenza che sostiene nel percorso di fuoriuscita dalla violenza non solo donne e loro figlie e figli, ma anche lesbiche, persone trans e non binarie.

Un centro antiviolenza a Cagliari che accoglie anche soggettività queer
foto di Silvia Cristofalo
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Benedetta Pintus Modifica articolo

11 Luglio 2024 - 17.53


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Il Centro antiviolenza dell’associazione di promozione sociale Lìberas è stato presentato lo scorso 4 luglio nell’aula consiliare della municipalità di Pirri, una delle aree di Cagliari con maggior disagio economico e sociale: «Il nostro sportello – ha spiegato Emanuela Falqui, vicepresidente dell’associazione e responsabile del progetto che ha avviato il Centro Antiviolenza – offrirà l’opportunità di riacquistare autonomia e libertà attraverso la pratica femminista della relazione, non solo in un’ottica femminile, ma anche nei confronti di soggettività queer. La violenza di genere è un fenomeno strutturale della nostra società, fondato su disparità di potere che condizionano ogni aspetto della vita, anche nelle relazioni, privandoci della libertà. Per questo le nostre pratiche valorizzano l’autodeterminazione e la consapevolezza di chi ha vissuto esperienze di violenza e ha bisogno di riprendere il controllo della propria vita: nessun vissuto viene giudicato e ogni decisione viene presa nel rispetto di desideri e volontà di chi ci chiede sostegno».

Lìberas, la cui presidente è Marta Onnis, è nata nel 2023 grazie al lavoro di 22 attiviste femministe e transfemministe sarde, che hanno messo a disposizione le loro competenze maturate in ambito culturale, legale, educativo, psicologico e amministrativo con l’obiettivo di contrastare e prevenire la violenza di genere. L’apertura del centro è stata possibile grazie al co-finanziamento dell’Unione Europea attraverso un bando di EL*C, network femminista e lesbico internazionale di cui è entrata a far parte anche la stessa Lìberas.

A rappresentarlo era presente Ilaria Todde, attivista lesbica e advocacy director di EL*C, arrivata da Bruxelles: «La Sardegna – ha spiegato – rientra tra le zone con più difficoltà economica dell’Unione Europea e per noi è fondamentale portare i temi della lesbofobia, dei diritti Lgbt e dei diritti delle donne anche nei piccoli centri e nelle isole. Vogliamo valorizzare le iniziative che nascono in realtà considerate marginali, perché possano essere d’esempio anche per quelle più conosciute che si sviluppano con maggiore facilità nei grandi centri e nelle capitali».

L’area di Pirri è stata scelta perché ancora scoperta dalla presenza di un servizio attivo contro la violenza di genere e sul territorio si è già attivata una solida rete con le istituzioni locali: sia la presidente della municipalità Maria Laura Manca che il dirigente dell’Istituto comprensivo di Pirri Valentino Pusceddu hanno espresso fin da subito la propria piena disponibilità e collaborazione per portare avanti un percorso condiviso, tanto che nella scuola è presente già da qualche mese un punto informativo antiviolenza di Lìberas.

La volontà dell’associazione è quella di prevenire e contrastare la violenza di genere nella quotidianità delle famiglie, instaurando un dialogo diretto con le persone: a breve, con l’attivazione di un bando di innovazione sociale del Comune di Cagliari, Lìberas sarà presente nei mercati rionali di alcune delle zone più periferiche della città.

La sensibilizzazione riguarderà anche la violenza relazionale che coinvolge le soggettività queer, in particolar modo quelle socializzate come donne, che è ancora invisibilizzata rispetto al fenomeno della violenza maschile sulle donne. «Pensiamo – ha spiegato Falqui – che anche questo sia dovuto a un problema culturale e alla difficoltà nell’identificare un determinato vissuto come violenza: si minimizza l’accaduto, c’è la difficoltà ad accedere alla rete di sostegno per la scarsità di centri di accoglienza sul territorio, per l’ascolto e di case rifugio, c’è la paura di intraprendere delle azioni legali per una vittimizzazione secondaria e per via di una legislazione carente sui diritti delle persone queer oltre che la paura di subire il fenomeno dell’outing, cioè il rendere pubblico il proprio orientamento sessuale o identità di genere senza consenso». Da qui la volontà di estendere i servizi antiviolenza di Lìberas anche alle donne bisessuali, alle lesbiche, alle persone trans e alle persone non binarie che vivono relazioni di abuso e subiscono nella vita di tutti i giorni anche violenza lesbo-bi-transfobica.

Lo sportello di ascolto e le linee telefoniche del Centro Antiviolenza sono già attive: è possibile chiamare al 377 0466853 dal lunedì al venerdì dalle 09:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Fuori da questi giorni e orari si può lasciare un messaggio in segreteria o mandare un sms per essere ricontattate.

Tutte le informazioni sulle attività gratuite di Lìberas sono reperibili sul sito internet associazioneliberas.org.

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