Manel, manel, manel… Ormai è una collezione (c’è chi li colleziona…). Convegni, appuntamenti istituzionali, dibattiti, con panel rigorosamente al maschile. Le eccellenze femminili? Sconosciute.
L’ultimo appuntamento che ha fatto davvero arrabbiare è quello che si è svolto a Roma il 7 febbraio, organizzato a Palazzo di Pietra dalla Camera di Commercio (che già era finita sotto accusa per la presentazione di Roma 2030), per parlare del futuro d’Europa.
Ecco la lettera aperta del Coordinamento dei Comitati nazionali di SeNonOraQuando:
“Le parole, i proclami, gli slogan non bastano più, anzi sono ancora più irritanti.
L’ennesimo convegno dal titolo “Un nuovo bilancio europeo all’altezza delle sfide” che si svolge a Roma e in cui sulla locandina campeggiano i loghi del Parlamento Europeo, della Regione Lazio e della Commissione Europea vede ai tavoli dei vari panel previsti 40 uomini e 5 donne: è un’ulteriore conferma che questo Paese ha un problema enorme sulla parità.
Il Parlamento Europeo emana direttive, comunicati, linee guida che sanciscono il fatto che tutte le discriminazioni, e quindi anche la violenza contro le donne, si sconfiggono solo cambiando i modelli culturali, offrendo alle nuove generazioni una visione più equa e più paritaria in ogni campo, in ogni ambito.
Non si può non pensare, quando si organizza un convegno, l’impatto che questo ha nell’immaginario dei giovani e soprattutto nelle giovani.
Una locandina di un congresso o la fotografia di un summit dove visivamente e plasticamente prevale solo un sesso può fare molti danni perché radica un concetto che a parole si dice di voler sconfiggere, ma nei fatti no: “le donne sono meno importanti, meno qualificate, meno competenti degli uomini” Non sono “degne” di essere presenti, di portare la loro visione su temi così fondamentali quali lo sviluppo europeo per l’occupazione, la crescita e la sostenibilità del nostro Paese. Che si occupino di violenza contro le donne, o al massimo del lavoro di cura in famiglia, dove anche il pubblico sarà per la stragrande maggioranza solo di donne.
Questo è il messaggio che passa.
Ma il problema sta a monte perché gli organizzatori replicheranno, a questa accusa, che sono stati invitati i Presidenti di quelle istituzioni, i Presidenti di Commissione, i Ministri competenti sino al Presidente del Consiglio e che quelle cariche, guarda caso, sono nella stragrande maggioranza ricoperte da uomini.
Quei panel fotografano l’arretratezza dell’Italia dove ai vertici di enti e istituzioni ci sono praticamente quasi tutti uomini e che non si riscontra un’inversione di tendenza.
In un unico ambito questa inversione c’è ed è nei consigli di amministrazione di società quotate in borsa o di partecipate, dove c’è voluta una legge che ha imposto il riequilibrio del genere meno rappresentato per avere una percentuale accettabile di donne nei board.
E non si tenta neanche di riequilibrare quei tavoli, di assegnare almeno il ruolo di moderatore per ogni panel ad una donna (solo in un caso…si saranno detti….suvvia salviamo almeno le apparenze..)
Noi pretendiamo che gli uomini che in campagna elettorale, nelle sedi di partito, nei luoghi istituzionali affermano di voler combattere le discriminazioni, che vogliono contrastare in tutti i modi la violenza contro le donne, che sognano una società paritari perché più giusta e più arricchente, si rifiutino di partecipare a convegni di questo tipo perché altrimenti non saranno più credibili.
Noi non siamo più disposte a dare deleghe in bianco. Pretendiamo che alle parole, ai proclami, agli slogan seguano fatti concreti: che si ponga il problema quando si è invitati ad un convegno, ad un seminario o ad una tavola rotonda; perché non è più accettabile l’omissione di voci, esperienze, competenze femminili, perché eclissa la «diversità» di cui si compone il mondo; da qualsiasi punto di vista, un parterre di soli uomini costituisce un problema.
Donne e uomini hanno cose diverse da dire, modi diversi di affrontare i problemi perché fanno parte di mondi diversi e complementari, noi ci rifiutiamo di ascoltare sempre e solo un punto di vista che pretende di rappresentare l’universale.
Finchè continueremo a sprecare questa ricchezza, non faremo solo un torto alle donne, ma a tutta la società.
SeNonOraQuando? Coordinamento nazionale Comitati”