La fotografia “di cronaca” delle e con le donne ha conosciuto un passo avanti qualitativo e anche quantitativo con gli anni Settanta. Quando giovani fotografe come Liliana Barchiesi hanno iniziato a documentare le manifestazioni femministe, le occupazioni e gli scontri sociali. Era nato il Collettivo donne fotoreporter di Milano ed impose ai lettori un altro sguardo. Nel frattempo altre giornaliste, che lavoravano soprattutto nelle grandi riviste illustrate dell’epoca e sino alla fine del secolo, curavano i set o la scelta delle fotografie scegliendo foto d’autore e creando così un immaginario collettivo nuovo e potente. Poi, con l’avvento dei social, c’è stata una generalizzata flessione di qualità e un declino della potenza simbolica della “bella foto”. Tuttavia il combinato disposto tra la diffusione di cellulari e di social (alcuni dei quali dedicati alle sole immagini), da una parte, e il declino dall’altra dei grandi magazine ha provocato un’esplosiva crescita di scatti e di fruizioni. Un discorso attorno a tecniche, scelte, stereotipi e infine riflessioni su di un “mestiere” ancora molto maschile.
Relatrici: Liliana Barchiesi, fotogiornalista, impegnata nel movimento delle donne e nel costruirne una memoria per immagini, autrice di personali e collettive nonché del volume “Donne è bello”); Giovanna Calvenzi, giornalista, photo editor e caporedattrice per molti periodici italiani, direttrice di rassegne, autrice di importanti libri sulla fotografia; Alessandra Ghimenti, videomaker e autrice d’una serie di videoinchiesta sugli stereotipi nei bambini della scuola primaria. A coordinare Marina Cosi, giornalista e vicepresidente dell’associazione di giornaliste GiULiA.