Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport
Settimana dal 6 all’11 maggio 2024
Firme in prima pagina: 1027 uomini, 290 donne
Editoriali e commenti in prima pagina: 178 uomini e 20 donne
Interviste: 280 uomini e 79 donne
Prologo sui numeri. Questa settimana abbiamo raggiunto uno dei punti più bassi di firme femminili in prima pagina: il 20% delle firme totali e solo l’11% di commenti ed editoriali. Un giorno abbiamo contato solo un commento firmato da una donna su 15 giornali.
La festa alle mamme
La vignetta di Giannelli sulla prima pagina del Corriere dell’11 maggio sintetizza bene il mood della settimana, molto centrato sugli Stati Generali generali della natalità svoltisi a Roma. Papa Bergoglio l’ultimo giorno ha calcato un po’ la mano quando a braccio ha detto che «i contraccettivi sono come armi, i primi impediscono la vita le seconde la distruggono». Alcuni giornali hanno nascosto questa frase in mezzo alle altre proposte di Francesco sugli aiuti alle madri, pochi ci hanno titolato, come La Stampa e il Corriere. Molto si è discusso sul perché le donne non fanno più figli e come convincerle a farli, con una gran mole di dati. Ci sentiamo di appoggiare le parole del demografo Alessandro Rosina sul fatto che tutto poggia su una visione miope, concentrata sulle madri, che omette completamente il ruolo dei padri nel carico famigliare, come scritto nell’introduzione al libro Le mamme d’Italia delle giornaliste Monica d’Ascenzo e Manuela Perrone, recensito su Il Sole 24 ore e sul Messaggero (e sul sito di GiULiA), dove spicca un dato: il 50 % delle donne tra i 18 e i 34 anni è poco o nulla interessata a fare figli.
Per combattere le culle vuote (siamo a 379mila nati ogni anno, ne servirebbero 500mila per invertire il calo demografico) si dice che servirebbero misure strutturali. Funzionano, grazie a welfare e asili, racconta il Corriere, in Alto Adige che ha il tasso di fertilità più alto d’Italia: 1,64 figli per donna contro una media dello 1,2, insieme, guarda caso, a un tasso di occupazione femminile del 70%, contro una media italiana del 55%, in fondo alla classifica europea. Quello che succede, come ha raccontato il rapporto Da conciliazione a costrizione. Proposte per l’equità di genere e la qualità del lavoro del Forum delle diseguaglianze e diversità ripreso da molti quotidiani, è poi che Il 75% dei lavoratori part time sono donne e la metà del totale è involontario. Secondo Save the children, il 72% delle convalide di dimissioni tra i neogenitori riguarda, ovviamente, le donne, 1 su 5 dopo il parto. Insomma, di che parliamo? Intanto, racconta Repubblica, il Governo affossa il Family act varato dal governo Draghi: dei quattro pilastri previsti (aiuti per spese di scuole e nidi, estensione dei congedi di paternità, incentivi al lavoro femminile e alla conciliazione, formazione dei figli) resta solo l’assegno unico fino ai 21 anni. Fortunate le escort belghe: da Libero apprendiamo che il Belgio è il primo paese al mondo a disciplinare il sesso come professione, riconoscendo maternità, ferie, pensione.
Certamente il clou della kermesse sulla natalità è stata la contestazione della ministra delle pari opportunità Eugenia Roccella da parte di un gruppo di ragazze del collettivo Aracne. La ministra ha deciso di andarsene e ha parlato di censura. Ne è nata una discussione sui giornali sulla differenza tra censura, dall’alto e contestazione, dal basso. Anna Paola Concia su Qn sostiene che averle impedito di parlare è un boomerang: si sarebbe dovuto lasciarla intervenire e poi incalzarla sui temi della 194. Chiara Saraceno sulla Stampa invita la ministra a non temere le contestazioni e le studentesse ad aprirsi al dialogo. Intervistata dal Corriere Roccella, che ha ricevuto la solidarietà del presidente Mattarella, accusa sostanzialmente di confusione e scarsa sorellanza le nuove femministe e cita sprezzante «i vari Saviano, Scurati, Lagioia, Valerio» dicendo che vorrebbe sentirne la solidarietà. Nella stessa pagina Chiara Valerio risponde: «Sostengo il suo diritto di parola, spero che lei accolga quello di dissentire e aggiunge: mi preoccupa che un ministro chieda di essere difeso da un cittadino».
Su Il Giornale il direttore Alessandro Sallusti prende spunto dal caso Roccella per rispondere a Salman Rushdie, lo scrittore vittima di attentato nel 2022, ospite al Salone del libro di Torino, che ha suggerito a Meloni di essere «meno infantile» rispetto alle critiche, riferendosi alla causa per diffamazione della premier contro Saviano che l’aveva chiamata bastarda. Secondo Rushdie quelli che hanno il potere devono farsi la pelle più dura. Sallusti non l’ha presa bene e senza timori afferma che «in Italia a rischiare la perdita di libertà o addirittura la vita non sono gli scrittori di opposizione bensì chiunque non la pensi come loro, bersaglio di insulti beceri da parte di intellettuali infantili». Sul tema censura ci sono anche gli strascichi della vicenda Scurati, con la lettera di contestazione inviata dalla dirigenza Rai alla giornalista Serena Bortone per aver pubblicato un post di denuncia, contestazione a sua volta contestata dalla presidente Marinella Soldi, perché l’istruttoria Rai non è conclusa. Soldi ha anche espresso solidarietà alle giornaliste minacciate sui social. Il Corriere fa un pezzo sulle giornaliste della Rai vittime di attacchi per aver lavorato durante lo sciopero oppure per aver criticato l’azienda e scioperato. L’odio verso le donne è bipartisan.
Oltre alle proteste in sala, fuori dagli Stati Generali ci sono state anche le ormai consuete cariche della polizia contro gli studenti, con tanto di feriti. Denuncia un certo scoramento l’organizzatore dell’evento Gigi De Palo per essere tirato a destra e parla di confusione: noi non siamo i provita, dice al Corriere, non vogliamo far fare i figli a chi non li vuole ma «evitare che fare un figlio sia, come ora la prima causa di povertà».
Politica e politici
E’ stato alla fine fissato il 23 maggio il confronto televisivo tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein. Da Vespa, ossia il salotto del “servizio pubblico” che ci ha abituato a trasmissioni “equilibrate” sui temi di genere come i manel sull’aborto. La parola ricorrente è “duello” e molti protestano, a cominciare da Conte, dal momento che il confronto a due per le europee ha poco senso, dato che non si candida una coalizione e il sistema è proporzionale. Su Domani Micol Maccario spiega come la discesa in campo delle due leader penalizzerà le altre candidate, visto che sono destinate a dimettersi. Pur ammettendo che dal 1979, (con Simone Veil come presidente,) ad oggi la quota delle parlamentari europee è passata dal 15, 9 % al 39,8 , la parità resta lontana. E queste candidature, in base alla norma per la rappresentanza di genere, paradossalmente bloccheranno l’ accesso alle altre donne.
La cronaca politico-giudiziaria questa settimana ci ha regalato l’inchiesta sul sistema ligure e l’arresto del presidente della Regione Giovanni Toti. Tra i molti “ve l’avevo detto” notevole quello dell’ex assessora della giunta Bucci Elisa Serafini. In un’intervista su Domani sostiene che tutti sapevano della corruzione e che lei li aveva denunciati già 5 anni fa. Una vicenda di cui ha scritto tutto o quasi in un libro, Fuori dal Comune uscito nel 2020 per il quale non è mai stata querelata. Muove accuse pesanti anche ad alcuni magistrati che frequentavano le cene di Toti e Bucci. Sostiene anche di essere stata eletta in quanto «donna e con due neuroni»: con lei eletti anche un insegnante di Zumba e un commesso. Se l’aspettava anche Chiara Volpato, presidente Acli Liguria e già coordinatrice Libera, intervistata da Avvenire insieme ad altre protagoniste del terzo settore dopo gli scandali di corruzione a Genova, Torino e Bari : «Ce lo aspettavamo. Troppe risorse dirottate su iniziative spot, di sola forma, senza interesse per i cittadini. Il tessuto sociale non ha perso vitalità, ma la politica non ascolta».
Rubrica violenza di genere
Il caso della settimana è quello dell’avvocato di Varese Matteo Manfrinati che ha sfregiato la ex Lavinia Limido e ucciso il suocero Fabio Limido. Su Repubblica nel sommario si scrive «L’uomo aveva il divieto di avvicinamento. Forse il figlio conteso dietro il massacro». Insomma, aveva i suoi motivi. Sul Corriere, dove viene pubblicata una foto di lui che ride mentre lo arrestano, lo si descrive come «un uomo spaventato dagli imprevisti». Surreale. In realtà, come nel caso Cecchettin, la storia cambia quando a prendere la parola sono i parenti, in questo caso la madre, avvocata, della sopravvissuta, Marta Criscuolo, che racconta ai giornali il dramma di una famiglia che da almeno 2 anni conviveva con la paura. L’uomo era processo per stalking, doveva comparire in aula il 4 giugno prossimo. Il pm aveva chiesto l’arresto, ma il gip aveva preferito applicargli il divieto di avvicinamento. Lo stesso giorno a Parma un detenuto in semilibertà, nel corso di una lite con la moglie le ha scagliato dell’acido sul viso e l’ha colpita con una coltellata al fianco, in modo non grave.
Federica Pennelli su Domani traccia un bilancio fallimentare del reddito di libertà, la misura studiata per dare sostegno economico alle vittime di violenza. Il reddito infatti resta ancora un miraggio, tra burocrazia, finanziamenti inadeguati e tempi di attesa lunghissimi. Le risorse disponibili bastano a soddisfare meno di metà delle richieste. E Linda Laura Sabbadini su Repubblica stigmatizza il voto con cui il parlamento europeo ha approvato definitivamente la direttiva sulla violenza contro le donne, senza inserire le molestie sul lavoro e il reato di stupro inteso come sesso senza consenso. Sabbadini rilancia affinché l’Italia lo inserisca nella legge italiana, in ossequio a quanto prescrive la Convenzione di Istanbul, che Roma ha ratificato nel 2013. Sul Sole 24 ore la giurista Alessia Farano sostiene che più che da nuove fattispecie di reato si debba partire «dall’adeguata formazione degli operatori della giustizia per evitare tutti quegli stereotipi che costituiscono una vera e propria “ingiustizia epistemica“, per dirla con la filosofa Miranda Fricker: una persona non viene ritenuta credibile per il fatto di appartenere a un gruppo, in questo caso il genere femminile, marginalizzato».
Avvenire parlando di “Smaschilizzare la Chiesa” pubblica un intervento della redazione della rivista Mosaico di Pace che chiede di dare spazio alla teologia di genere nella formazione di presbiteri e novizie. «Ogni discorso è vano se non si parte da se è quindi anche dai meccanismi di dominio sulle donne che si annidano nelle nostre comunità».
Altri mondi
Sul caso dell’interrogatorio in aula della pornostar Stormy Daniels che inguaia The Donald segnaliamo il pezzo sulla Stampa di Maria Laura Rodotà che per rimarcare la misoginia di Trump curiosamente riabilita Berlusconi, mai accusato di stupro. «Il suo interesse era maniacale ma sincero. Trump palesemente le femmine le detesta!»
L’inviata di Avvenire a Gerusalemme Lucia Capuzzi intervista May Pundak, avvocata israeliana, femminista e attivista per la pace, direttrice di “A land of all” , movimento nato nel 2020 da israeliani e palestinesi. May è figlia di Ron Pundak, architetto degli accordi di Oslo. «L’intesa di 30 anni fa non ha funzionato perché basata sulla separazione. La realtà ci parla di due popoli interdipendenti. Va aggiornata la visione». May Pundak propone un modello che preveda due stati separati con però istituzioni congiunte su alcune questioni comuni, come la gestione delle risorse idriche, il commercio, l’ambiente e la sicurezza. Con linee guida graduali che garantiscano libertà di circolazione e residenza. Utopia? «E’ accaduto anche in Irlanda, in Sudafrica e ora in Colombia. Il punto è cominciare». Avvenire racconta anche delle scuole di pace realizzate da due donne navajo, un’attenzione nell’ambito della petizione del giornale della Cei all’UE per promuovere interventi di “diplomazia riparativa” e la presenza di più donne nei processi di pace .
Cultura/Spettacolo
Molto intervistata la prima direttrice del Salone del libro di Torino Annalena Benini che parla apertamente di un salone femminista che racconta «il cammino luminoso e accidentato delle donne» ed è orgogliosa del suo staff al femminile.
Dal Corriere apprendiamo che l’influencer in declino Chiara Ferragni, che ha compiuto 37 anni, potrebbe cambiare vita e recitare nel film Maserati: a racing life. Sempre riccanza comunque.
L’highlander Madonna si prende la sua rivincita: a 65 anni e dopo seri guai fisici ha portato sulla spiaggia di Rio 1,6 milioni di fan, senza un incidente, battendo il record dei Rolling Stones e portandosi pure i figli sul palco, da vera matriarca. Sul Giornale si parla di lei come la “nonnetta del pop” citando Dagospia. I Rolling Stones sono dovuti arrivare agli 80 anni per guadagnarsi il titolo di nonnetti. Lei li ha battuti.
Su tutti i giornali è stata presentata la nuova stagione di Bridgerton, la serie superinclusiva di Shonda Rhimes con la stella emergente Nicola Coughlan nei panni di Penelope. Profilo anomalo da protagonista non conforme, distante dal cliché del sex symbol hollywoodiano, spiega come per lei sia stato essenziale e utile l’intimacy coordinator sul set (si fa molto sesso anche in questa stagione).
Sport
Vi ricordiamo che per sapere cosa succede nel mondo dello sport femminile potete consultare la rubrica settimanale della nostra Caterina Caparello. Certo non i giornali dove sui generalisti spicca il vuoto pneumatico, se si eccettua la notizia della sparizione della tennista Camilla Giorgi, ritiratasi improvvisamente, si è poi scoperto per problemi fiscali. Si parla anche delle due portabandiera olimpiche. La schermitrice Arianna Errigo, mamma di due gemelli di un anno: «Mio marito mi allena e condividiamo tutto anche i pannolini. Porto la bandiera per giovani e donne». E la velocista Ambra Sabatini, portabandiera italiana alle Paraolimpiadi. Da segnalare come al solito anche l’incredibile capacità della Gazzetta dello sport di non mettere nemmeno una notizia di donne atlete in diversi numeri del giornale. Federica Pellegrini, che sarà alle olimpiadi di Parigi come membro del Cio in un’intervista su Qn si sofferma sul tema del ciclo nelle atlete che – dice – è sempre stato studiato dagli uomini che non ce l’hanno e quindi sembra un problema inesistente, ma oggi fortunatamente non è più un tabù. «Mio marito resterà a casa a fare il babystter», aggiunge. Forse si potrebbe semplicemente dire il padre, no?
Dal web
Per concludere in leggerezza, ripresa soprattutto sui media online ma rimbalzata anche in qualche commento e polemiche sui cartacei, la vexata quaestio dell’orso. Se ci perde in un bosco meglio incontrare un uomo o un orso? Alla domanda lanciata su Tik Tok e rivolta alle donne, la grande maggioranza ha risposto l’orso. Un pezzo uscito su La Svolta spiega, dati alla mano, perché hanno assolutamente ragione.
Questa rassegna stampa è frutto del lavoro di squadra di Caterina Caparello, Gegia Celotti, Barbara Consarino, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso e Maria Luisa Villa