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Donne e sport, il traguardo della parità è ancora lontanissimo

Un convegno di Soroptimist all'Autodromo di Monza ha affrontato il tema del gap di genere nello sport da tanti punti di vista. Anche quello dei media, su cui è intervenuta GiULiA giornaliste.

Donne e sport, il traguardo della parità è ancora lontanissimo
L'apertura del cantiere dell'autodromo di Monza. Al centro Maria Antonietta Avanzo
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20 Settembre 2025 - 16.34


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Per il convegno Donne e sport. In pista per i diritti e la parità organizzato nei giorni scorsi da Soroptimist nazionale all’Autodromo di Monza, l’associazione aveva  preparato una targa per ricordare una figura eccezionale dello sport femminile, Maria Antonietta Avanzo, prima donna in Italia a partecipare a gare automobilistiche come la Mille Miglia e la Targa Florio, ed unica donna coinvolta nel 1922 nell’ “avvio lavori” proprio del circuito monzese. Ma alla richiesta di apporre la targa su qualche muro dell’Autodromo, per ora non è arrivata nessuna risposta. Chissà perché

Adriana Macchi mostra la targa commemorativa di Maria Antonietta Avanzo.

Del resto il convegno ha messo bene in luce quanta strada ci sia ancora da fare per un pieno riconoscimento dello sport praticato dalle donne. La giornata di studio conclude un lavoro di due anni riassunto dalla presidente nazionale di Soroptimist Adriana Macchi, con il supporto della vicepresidente Cristina Greggio, che si è mosso su più fronti: la diffusione in 160 comuni della Carta Etica dello Sport Femminile di Assist, Associazione Nazionale atlete, la promozione di dibattiti e incontri con le testimonial sportive rivolti in ampia parte anche ai ragazzi e soprattutto alle ragazze delle scuole, l’impegno  per favorire l’inclusione, sia livello locale che nazionale, nel segno dell’ “adottiamo un’atleta” dei giochi internazionali Special Olympics: testimonial l’atleta di danza sportiva e medaglia d’oro Andrea Tomasoni.

Andrea Tomasoni e la sua coach Marianna Cadei.

Soroptimist ha sostenuto e premiato anche la ricerca che sarà presentato a Roma il 9 ottobre “Donne nello sport. Analisi e dati per una fotografia in un’ottica di genere”, di Antonella Bellutti, medaglia d’oro olimpica di ciclismo su pista, unica donna ad essersi sinora candidata alla presidenza del CONI, giornalista e ricercatrice, molto critica e molto amara: «Lo sport è un ambiente subdolo, gode di un pregiudizio positivo e se ne parli male non sta bene. Invece evidenziare le cose negative serve, anche se io ho sperimentato una grande solitudine». Parlano i numeri, riassunti efficacemente da Luisa Garribba Rizzitelli, presidente di Assist, assieme a Belluti una delle esperte in ambito sportivo del database 100esperte promosso da GiULiA giornaliste, dall’Osservatorio di Pavia con il sostegno di Fondazione Bracco. Qualche esempio: su 50 federazioni sportive ci sono solo due donne ai vertici, gli allenatori degli sport di squadra sono tutti maschi anche in uno sport come il volley dove la maggioranza delle tesserate sono donne. Per non parlare poi dei soldi: «L’allenatore della nazionale di pallamano maschile prende 7500 euro al mese, l’allenatrice della nazionale femminile 7500 all’anno, inaccettabile anche perché le federazioni vivono di soldi pubblici» ha ricordato Garribba Rizzitelli. Un fatto tanto più inaccettabile nel momento in cui lo sport è stato inserito in Costituzione nel 2023, come ha ricordato la giurista Marta Cerioni,  riconoscendone il valore sociale ed educativo e quindi l’adesione ai principi costituzionali della pari dignità tra i generi e del contrasto a tutte le discriminazioni, anche indirette. La realtà emersa da uno studio dell’Istat presentato da Emanuela Bologna mostra invece ancora una distanza marcata nella pratica sportiva tra donne e uomini, con un dato interessante sulle motivazioni: mentre per gli uomini prevale il divertimento e il piacere, per le donne prevale il dovere di essere in forma. Tirannia del corpo femminile.

L’intervento di Paola Rizzi.

Sulla invisibilizzazione dello sport femminile da parte dei media si è soffermata Paola Rizzi, vicepresidente di GiULiA giornaliste: «Nonostante qualche miglioramento e buone pratiche come il manifesto Media, Donne e sport, promosso da GiULiA e le linee guida del Cio per una corretta informazione, se ne ancora parla male, attraverso la lente dello stereotipo, usando lo sport maschile che metro di misura, anche nel linguaggio e riducendo lo sport delle donne a colore o gossip, con una terminologia spesso infantilizzante, trascurando il dato tecnico. Ma il problema vero è che dello sport femminile i media per lo più non parlano affatto se non in casi eccezionali: Olimpiadi, volley, ora tennis ma perché gode di luce riflessa e distorsiva dall’effetto Sinner. Per il resto è un buco nero». La rassegna stampa mensile di GiULiA Sui generis registra per intere settimane l’assenza di qualsiasi notizia sulle performance delle atlete nelle varie discipline. Un dato vissuto sulla sua pelle da Sarah Cinquini, ultracycler, ambassador di Soroptmist che ha denunciato la difficoltà a trovare sponsor e visibilità sui nostri media, in confronto a quanto avviene per le atlete degli altri paese incontrate recentemente sulle strade della Transcontinental Race n 11 , 5.000 km, dalla Spagna atlantica alla Romania, passando da Francia, Italia ed Albania. «Mi sono sentita molto sola e invisibile». Alla fine il biografo Luca Malin ed il giornalista Massimo Veronese hanno tratteggiato la figura di Maria Antonietta Avanzo con una proposta, viste le premesse, un po’ temeraria: non una targa ma tutto l’autodromo intitolato alla prima donna pilota.

Le partecipanti al convegno.
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