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Nel 2010 gli aborti in Lombardia sono stati 18.959, 741 in meno rispetto al 2009. I ginecologi sono 888, ma 565 non fanno interruzioni di gravidanza. “Il calo degli aborti è segno che la legge 194 funziona -spiega Chiara Cremonesi, capogruppo Sel al Pirellone-. In alcuni ospedali però ci sono situazioni che gridano vendetta”. All”ospedale S.Anna di Como 23 ginecologi su 26 sono obiettori, a Crema 8 su 12, a Treviglio (Bergamo) 24 su 28, al S.Matteo di Pavia 11 su 16, al S. Antonio di Varese 21 su 23. “Questo comporta che le donne tendono a rivolgersi negli ospedali in cui ci sono meno obiettori -spiega Chiara Cremonesi-. E a volte vanno in altre province rispetto a quella di residenza”.
Come accade in quella di Como: le residenti che hanno abortito nel 2010 sono state 791, ma l”Asl di Como ne ha effettuate 578. “Le altre sono andate altrove, magari nella provincia di Milano” sottolinea il capogruppo Sel. A Milano infatti nel 2010 gli aborti sono stati 6.452, ma 2340 erano di donne di altre province. Nel capoluogo lombardo su 318 ginecologi gli obiettori sono infatti il 56%, meno che nelle altre province lombarde. Unica eccezione l”ospedale Niguarda con 20 obiettori su 24 medici. L” altra provincia da cui si migra per abortire è quella di Lodi, dove le interruzioni di gravidanza sono state nel 2010 360, ma le donne che hanno abortito sono state 420.
Stessa situazione nei territori delle Asl di Legnano (847 aborti e 1422 donne) e Melegnano (756 aborti e 1096 donne). “Un numero cosi elevato di medici obiettori desta sospetti, probabilmente non sono dettate da motivazioni etiche e religiose troppo elevate. Sono il frutto della lotizzazione ciellina della sanità lombarda: chi obietta fa carriera, gli altri no”, conclude Chiara Cremonesi.
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