‘San Paolo del Brasile, 5 novembre – Una bambina indigena in Amazzonia vale pochi euro, a volte solo un pacchetto di caramelle o una maglietta. A comprare l”innocenza delle bimbe (10, 12 anni) sono uomini bianchi, adulti, ricchi e potenti, e per questo convinti di rimanere impuniti. Abitualmente, la polizia archivia le denunce delle madri delle bambine stuprate. Nonostante il clima di intimidazione, sono già 12 le denunce presentate nell”ultimo mese alle autorità di Sao Gabriel da Cachoeira, una città di 38 mila abitanti dell”Amazzonia, al confine con la Colombia. Le 12 ragazzine hanno inchiodato nove uomini, tra i quali un imprenditore, commercianti, un artigiano, un ex politico, due militari.
A rivelarlo, il quotidiano La Folha de Sao Paulo. Le bambine sono di etnia tariana, uanana, tucano e barè e vivono all”estrema periferia di Sao Gabriel da Cachoeira. Dopo le denunce, le vittime e le loro madri sono state minacciate, alcune sono state costrette a fuggire. Le bambine e le loro famiglie al fianco hanno una suora missionaria italiana, suor Giustina Zanato, originaria di Marostica, in provincia di Vicenza. Salesiana, 63 anni, suor Giustina si spende ogni giorno al fianco delle persone più povere e indifese dell”Amazzonia. Così, dal 1984.
“Abbiamo presentato numerose denunce, ma non abbiamo visto risultati. È molto triste pensare che chi dovrebbe far rispettare la legge non lo fa”, dice la missionaria, che dal 2008 coordina il programma Menina Feliz, che assiste le bambine violentate e abbandonate. Nella missione, le bambine imparano un mestiere, seguono corsi di cucito, artigianato ed anche informatica. Suor Giustina non ha paura delle minacce ricevute, ha testimoniato più volte contro i responsabili degli abusi, convinta che la strada giusta sia quella di chiedere giustizia per un misfatto continuato ed agevolato dalle complicità.
Il giornale brasiliano La Folha paragona suor Giustina ad un”altra eroe degli indios dell”Amazzonia: Dorothy Stang, la missionaria americana naturalizzata brasiliana uccisa con sei colpi di pistola nel 2005 ad Anapu, nello stato del Parà. Era impegnata al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori Sem terra contro la deforestazione. Prima d”essere uccisa, Dorothy era stata più volte minacciata per il suo impegno contro l”occupazione illegale dei terreni degli indigeni da parte dell”industria clandestina del legname.
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