Un giorno, all’improvviso, abbiamo cambiato vita. E per quanto sia stato un cambiamento inaspettato, e perlopiù doloroso, ha permesso a tutti e tutte noi di riappropriarci del tempo. Che in genere non è mai abbastanza, e ancora meno lo è quello per riflettere, fermarsi a capire dove si sta andando. A distanza di oltre un anno da quella pausa non desiderata, la consapevolezza che ci ha regalato è custodita nelle pagine patinate di un volume, Un giorno all’improvviso. I racconti delle donne al tempo del Covid, curato da GiULiA Giornaliste Sardegna, pubblicato con il contributo di Fondazione Sardegna e Università degli Studi di Cagliari, e il patrocinio dell’Università di Sassari. Un catalogo di volti, dialoghi e considerazioni che, a gioco ripreso, rammenta cosa abbiamo vissuto, affinché non si disperdano nell’urgenza di vivere il senso di quel dolore e la contezza che ha generato.
Il titolo è il filo d’Arianna del volume: ognuna delle sedici protagoniste, intervistate da altrettante giornaliste, e tutte ritratte da Daniela Zedda ed Elisabetta Messina, racconta in che maniera, da quei giorni di marzo di oltre due anni fa, quando la pandemia Covid 19 è calata sulle nostre vite, ha vissuto, fatto, pensato, temuto, sofferto per sé e per i propri cari. E anche per la comunità cui sentiva di appartenere.
Una collezione di storie personali, ma anche un resoconto delle reazioni -energiche, resistenti, tempestive- che i vari settori della società hanno saputo organizzare per non soccombere. Dalla scuola alla sanità, all’imprenditoria, ai servizi sociali, alla cultura. Le protagoniste hanno riferito di sé, e pure delle persone di cui, in virtù del ruolo che ricoprono, erano (e sono) responsabili. In questo modo restituendo l’idea di una società che si fa comunità, perché solo così, gli uni solidali con gli altri, nell’aiuto reciproco, e molto oltre ciò che compete, si è potuto affrontare un virus che ha scombinato spazi, tempi, destini, progetti.
La struttura del libro ribadisce la forza dei legami. Si chiamano interviste, quelle che si susseguono nelle 150 pagine, ma si leggono come dialoghi. Le domande si alternano alle risposte, ma non si avvertono stacchi, come in una conversazione in cui il comune sentire facilita lo scambio e riempie di sfumature ogni parola. Storie scritte a quattro mani, non a caso accompagnate dalla fotografia della protagonista e dal negativo della sua interlocutrice. Sì, è vero, delle giornaliste, di solito, si vede solo la firma, ma la pandemia l’hanno vissuta pure loro, oltre a raccontarla. Co-protagoniste con coloro che interrogano, ma in bianco e nero perché i riflettori sono sulla sindaca, l’infermiera, l’operatrice culturale, la mediatrice, l’albergatrice, la dirigente scolastica, l’avvocata, la medica, la direttrice di TG. La Storia si tesse insieme, ognuna dal proprio posto.
Per questo è giusto citarle tutte, tollerando il fastidio degli elenchi. Apre il libro Anna Maria Maullu (presidente emerita dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici), intervistata da Susi Ronchi; seguono: Caterina Tronci (ginecologa, responsabile delle sale parto di Ostetricia e Ginecologia del Santissima Trinità di Cagliari), intervistata da Roberta Secci; Carla Medau (sindaca di Pula), intervistata da Roberta Celot; Maria Antonietta Sirca (direttrice del Jazz Hotel di Olbia), intervistata da Caterina De Roberto; Giovanna Piras (dirigente biologa, Asl Nuoro), intervistata da Simonetta Selloni; Francesca Arcadu (fondatrice Gruppo Donne Uildm), intervistata da Vannalisa Manca; Valeria Caredda (ginecologa e responsabile del Centro Donna di Cagliari), intervistata da Sandra Pani; Valeria Aresti (avvocata), intervistata da Daniela Pinna; Valeria Ciabattoni (direttrice artistica della Cedac), intervistata da Alessandra Menesini; Simona De Francisci (condirettrice TG Videolina), intervistata da Valentina Guido; Dolores Palmas (infermiera e volontaria), intervistata da Francesca Siriu; Silvia Massa (amministratrice delegata Superemme S.P.A.), intervistata da Antonella A.G. Loi; Luigia Frattaroli (danzatrice e coreografa), intervistata da Maria Grazia Marilotti; Sabrina Milanovic (mediatrice culturale), intervistata da Alessandra Sallemi; Sara Piu (consigliera d’amministrazione dell’Ateneo di Cagliari), intervistata da Alessandra Addari; Giulia Balzano (presidente associazione culturale Menabò), intervistata da Simona Scioni.
Nella prefazione, Elisabetta Gola, docente di Filosofia e Teoria dei linguaggi dell’Università di Cagliari, descrive il volume come una raccolta di «tante storie, tante prospettive, tanti modi in cui donne impegnate in diversi ruoli hanno affrontato difficoltà, superato incertezze, risolto situazioni indesiderabili e inattese, proposto soluzioni riguardo al futuro».
«Non è stata una guerra», ammette nell’introduzione Silvia Garambois, presidente nazionale di Giulia Giornaliste, «ma non era vero che sarebbe andato tutto bene. Le voci di queste donne riportano le esperienze di tutte (e di tutti), ma nel loro essere coro ricompongono un puzzle sociale». Alla fine, il messaggio di ciò che è stato, e che il volume documenta, non dev’essere chiedersi se ne siamo usciti migliori. Piuttosto, suggerisce Gola, citando la manager Silvia Massa, porsi una sfida: «Che cosa saremo capaci di fare da oggi in poi?». Con questa chiave di lettura val la pena leggere Un giorno all’improvviso, apprezzare le belle fotografie, e i contributi che lo chiudono di Eugenia Tognotti, docente di Storia della Medicina e Scienze Umane, e Antonietta Mazzette, docente di Sociologia urbana, entrambe dell’Università di Sassari, e Michela Floris, docente di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Cagliari.