'Caso Polverini, firma l''appello e taglia i centri antiviolenza' | Giulia
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'Caso Polverini, firma l''appello e taglia i centri antiviolenza'

'La presidente della Regione Lazio aderisce all''appello Mai più complici: ma ha tagliato i fondi ai centri e appoggiato la legge Tarzia contro i consultori. [Luisa Betti]'

'Caso Polverini, firma l''appello e taglia i centri antiviolenza'
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12 Maggio 2012 - 12.10


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Sono già più di 20mila le firme che stanno giustamente sostenendo l’appello “Mai più complici” (Zanardo-Lipperini-Snoq) per fermare il femmicidio in Italia chiedendo un rapido intervento del governo: ma a che serve accettare il sostegno nominale da chi si è preso la responsabilità pratica di tagliare i fondi ai centri antiviolenza che sono il fulcro della questione soprattutto in questo momento di emergenza?

A cosa serve avere la firma di chi ha controfirmato tagli drastici per gli interventi territoriali contro la violenza di genere e ha sostenuto normative nefande come la legge “Tarzia” che vuole far sparire i consultori da tutto il Lazio portando questa regione indietro di 50 anni con i centri per la famiglia? A cosa serve che la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, reciti testualmente che “in Italia è in atto un attacco al cuore dei diritti delle ragazze, delle bambine, delle donne, che sono le prime vittime della crisi, le prime vittime delle violenze domestiche”, quando lei stessa ha portato quest’anno i finanziamenti per contrastare questa violenza da 700mila a 400mila euro? A dirlo non sono io ma chi l’ha vista.

Il Consigliere Pd, Tonino D’annibale, ha dichiarato sul suo sito (quindi è pubblico) testuale commento: “Il sostegno alla donne vittime di violenza è un problema di sanità pubblica. Lo dice anche l’Organizzazione mondiale della sanità ma, evidentemente non la pensa cosi questa Giunta regionale anche se presieduta da una donna. Sportello donna funzionante al S. Camillo dal 2009 e che ha prestato assistenza in due anni a oltre 700 donne , infatti sta per chiudere. La Regione non ha fondi e di certo non è spesa di cui si può far carico in modo autonomo l’azienda ospedaliera S. Camillo, che non ha per niente i conti a posto. Le lavoratrici del centro non percepiscono lo stipendio dallo scorso novembre ma lavorano comunque. Sono un esempio di solidarietà di donne verso le donne. Lo stesso non si può dire della Polverini. Perdere altro tempo vuol dire assumersi la responsabilità di chiudere un esperienza all’avanguardia in tutta Italia , ma soprattutto lasciare mano libera ai violenti”.

L’Associazione nazionale dei centri antiviolenza Dire, in occasione della presentazione del primo piano triennale contro la violenza di genere e lo stalking alla conferenza organizzata al Villaggio So.Spe – il centro romano guidato da suor Paola che accoglie ragazze madri e i loro bambini – ha chiesto il perché una così degna attenzione non fosse dedicata anche alle strutture già esistenti che operano da anni e con esperienza contro la violenza, dato che esistono solo 67 posti letto in tutta la regione Lazio e le difficoltà pratiche che i centri antiviolenza del territorio hanno nel garantire il servizio di accoglienza e di sostegno necessari alle donne che chiedono aiuto sono costantemente in bilico.

In partica la presidente, che ha firmato l’appello “Mai più complici” con tanto di dichiarazione, nella realtà ha messo in discussione l’esistenza e il sostegno a due nodi fondamentali per combattere la violenza: gli sportelli antiviolenza del pronto soccorso dove la donna può accedere direttamente 24 ore su 24 per poi venire indirizzata ai centri e alla procura per eventuale denuncia (e quello del San Camillo posso garantire che era di una stanzetta che le operatrici della onlus BeFree avevano messo a posto per accogliere le donne), e i centri antiviolenza provvisti di avvocate, psicologhe e operatrici specializzate (laiche) che, in alcuni casi, sono anche provvisti di rifugio per donne e bambini che ne hanno bisogno (qui le donne vengono nascoste quando in pericolo di vita).

La Regione Lazio della Presidente Polverini ha inoltre appoggiato e sostenuto la legge Tarzia (proposta dall’on. Olimpia Tarzia) che prevede di abrogare la L.15/76 istituente i consultori nati come servizi socio sanitari integrati di base, volti alla promozione e alla prevenzione della salute della donna e aperti alle famiglie di ogni genere, alle coppie, alle donne, agli uomini e agli adolescenti anche non accompagnati, a persone con diverse identità etiche, religiose, culturali, introducendo invece una impostazione ideologica e confessionale finalizzati a servizi consultoriali per la tutela “della famiglia fondata sul matrimonio” promuovendo la partecipazione e la gestione dei servizi di tutte le associazioni confessionali pro-life ed escludendo le associazioni/assemblee delle donne.

La Tarzia prevede di duplicare obbligatoriamente i percorsi di applicazione della Legge 194/78 (il diritto all’interruzione di gravidanza) considerando implicitamente l’inadeguatezza e l’incapacità delle donne di assumere con senso di responsabilità decisioni relative alla propria vita, e contempla i consultori organizzati da strutture private non a scopo di lucro e da strutture private lucrative – in questo ultimo caso in contrasto con l’art. 2 della L. 405/75 – prevedendo la possibilità di accreditarli, di finanziarli con risorse pubbliche e di delegare loro la gestione di servizi consultoriali pubblici. Ovvero prevede un attacco diretto alla salute e al diritto delle donne italiane, ricreando così un terreno fertile dove la violenza e il femmicidio sono solo un triste e vergognoso epilogo.

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