È venerdì sera. Pensi che dopo una settimana di lavoro sia arrivato il momento di staccare la spina.
Sbagliato. Perché, nel dare un ultimo sguardo veloce alle news, leggi che la Cgil ha denunciato che all’ospedale di Jesi [Ancona] 10 ginecologi su 10 si sono dichiarati obiettori di coscienza. Significa che ogni donna di Jesi che, per qualunque motivo, debba ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza deve andare in un altro ospedale, fuori dalla sua città. Non a Fano, perché anche lì sono tutti obiettori. Se le va bene trova qualcuno ad Ancona o può sperare, come dichiarato dall’assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani, nell’intervento di un medico non obiettore di Fabriano che verrà messo a disposizione per ovviare al “disguido”.
Se è donna facoltosa può mettere mano al portafoglio e andare in qualche struttura privata, dove magari trova il medico obiettore della struttura pubblica.
C’è poco da aggiungere ad una notizia simile, ma forse vale la pena ricordare che oltre il dato di cronaca c’è la negazione totale dell’autodeterminazione delle donne: giammai viene nominata, la violazione della legge 194 e , come spesso accade quando di mezzo ci sono i diritti negati delle donne, l’annuncio viene dato a fine giornata, non sia mai che si turbino le coscienze di un paese sempre più sessista e oscurantista.