Giovanna Badalassi, radici genovesi, come dice il cognome che porta con sé anche quell’attenzione per il denaro (i luoghi comuni hanno sempre dentro un briciolo di verità…), per giunta laureata in economia nonché con un passato da revisora contabile, è coautrice di signora economia – guida femminista al capitale delle donne assieme a Federica Gentile. Entrambe ricercatrici indipendenti ed esperte di bilanci di genere sono anche – cosa rilevante ai fini dell’approccio culturale al tema – cofondatrici dell’ottimo blog www.ladynomics.it. Giovanna, amica di GiULiA sin dalla nostra fondazione, non si fa molte illusioni o se se le fa sono di grande durata: il cammino verso la parità è infatti sia lunghissimo sia ricco di ostacoli e lo è in particolar modo per quanto riguarda il potere economico, cassaforte di ogni potere. Per capirci pongo un’annotazione – essendo come giulia particolarmente attenta alle parole – sul termine che sta a fondamento della forza economica, peraltro alla base di ogni altra forza: il patri-monio. Ovvero compiti, doveri/diritti, soldi, beni, denaro del pater, cioè dell’uomo; mentre moneta era l’appellativo latino della dea Giunone la cui statua presidiava la “Moneta” – ossia la sede della zecca romana – con l’incarico di ammonire (moneo) ossia d’avvisare sull’arrivo di eventuali pericoli. Scusate se l’ho fatta lunga, ma ritengo fondamentale capire come sin dalle origini il potere si fondi sul possesso (l’etimo è lo stesso) maschile sia dei beni sia degli altrui corpi (moglie, figli, servi, schiavi…).
Ok, avendo chiaro da quale abisso d’impotenza proveniamo, resta ancora più importante conoscere sia i fondamentali sia le linee guida di un modello diverso, collettivo, “sociale” che in parte s’è già messo in cammino. Come Badalassi e Gentile fanno notare sin da subito, il patriarcato economico ossia il capitalismo si nutre di diseguaglianze, di squilibrati rapporti di forza non solo economici fra persone e collettività, disinteressandosi necessariamente delle conseguenze sociali, culturali ed ambientali dei propri atti. Da qui, sostengono (giustamente) le due autrici discende non solo il diritto, ma proprio il dovere delle donne di intervenire, “raddrizzando la barca” o meglio di invertirne la rotta. Mica facile cambiare le priorità: il patriarcato ed il capitalismo si sanno difendere, spesso anche concedendo brandelli di potere o impadronendosi di parole d’ordine “sociali”. Ma si può. Si può fare dimostrando come questo cambiamento sia nell’interesse di tutti e non solo di tutte. Così com’è avvenuto con la crescente consapevolezza della responsabilità umana sul cambiamento climatico e della conseguente necessità di mutate politiche ambientali.
Non ci serve quindi mandare più donne al potere di un’immutata gestione economica “patriarcale”, ma cambiare rotta dell’economia, dando a tutti/e pari opportunità, riconoscendo l’importanza di tutti i lavori – istruzione, sanità e cura al pari degli altri – e retribuendoli, chiunque li faccia, donne o uomini. Signora economia, si badi, non è un testo ideologico, tutt’altro: è un libro pragmaticissimo, pieno di esempi, che dall’assunto sulla parità donne/uomini e dai riconoscimenti di impegni sinora non retribuiti fa discendere strategie politiche, educative, sanitarie, nonché conseguenti modalità di tassazione.
Affinché, come propongono le autrici nel finale del libro, l’economia sia al nostro servizio e non viceversa. Da qui l’idea di riscrivere le “5P” (ossia le strategie per lo sviluppo sostenibile globale) così: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership.
Noi ci speriamo …
signora Economia. Guida femminista al capitale delle donne, di Giovanna Badalassi e Federica Gentile, Le plurali, pag.160., ebook 6 euro, cartaceo 12 euro.