Colpevoli di esigere un linguaggio non gerarchico | Giulia
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Colpevoli di esigere un linguaggio non gerarchico

L’anno nuovo ci ha subito mostrato il suo antico volto violento e prevaricatore, ma anche coperte d’insulti rabbiosi perché esigiamo un “linguaggio tutto per sé”

Colpevoli di esigere un linguaggio non gerarchico
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15 Gennaio 2017 - 17.09


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Ci siamo scambiate i più festanti auguri, poi l’anno nuovo ci ha subito mostrato il suo antico volto violento e prevaricatore, con drammatiche cronache di donne uccise o ustionate. Ma anche coperte d’insulti rabbiosi perché colpevoli di esigere un “linguaggio tutto per sé”.

Le reazioni più scomposte sono venute da Napolitano e Sgarbi: da “abominevoli” a “la Boldrina”. Intanto un codazzo di loro anonimi imitatori aggrediva sui social la presidente della Camera. Penosi, loro ed il loro lessico “gerarchico”. Non solo gli uomini, purtroppo, come dimostra la rivolta di molte dipendenti della Camera contro l’ordine di servizio che le invita a firmarsi segretaria, consigliera, tecnica…

Ne dà conto l’Espresso e anche qui ci va un “purtroppo”, perché la buona scelta di cronaca del settimanale è rovinata dall’uso di termini sprezzanti come “crociata” e “ordine di scuderia”.

Perfette le risposte d’una lettrice, Desideria. Dapprima in forma d’esempio: “L”altro giorno ero a fare la spesa (per me stessa) al supermercato. Alle casse c”era una cassiera di nome Filippo. Una cassiera maschio, la cassiera Filippo. In classe di mia nipote c”è la maestra Marco. In ufficio mi avvalgo dei servigi della segretaria, Luigi. Se si declinassero solo al femminile le professioni tradizionalmente femminili, gli uomini si sentirebbero diminuiti. Invece avviene il contrario e la correttezza grammaticale diventa immediatamente secondaria. Insomma, la lingua si piega all”ideologia maschilista, che non tollera l”idea che una donna possa diventare avvocata, riconosciuta nella sua professionalità. Siamo addirittura tornati indietro, da quando era normale dire “poliziotta” e “vigilessa” ad un reazionarismo misogino che porta a chiamare le donne come fossero uomini. In psicologia si direbbe che neghiate una realtà che vi terrorizza”.

E alle arroganti risposte di alcuni lettori uomini, offensive oppure benaltriste, replica: “Il maschilismo non è tenuto a dare la propria opinione su ciò di cui dovrebbe occuparsi il femminismo. Purtroppo sarà sempre un movimento che sfuggirà all”abitudine maschile di addomesticare il prossimo e attribuirsi la paternità di ogni cosa. In poche parole, non ruota intorno a voi e, siccome minaccia il potere maschile esclusivo, capisco che vi dia fastidio. A proposito, il femminismo è antisessismo. Sarebbe anche indicato essere informati di una materia prima di parlarne”.

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